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 2016  ottobre 25 Martedì calendario

Shakespeare e Marlowe, sapere di più aumenta il piacere del testo

Sono quattro le mani che hanno scritto Enrico VI. La collaborazione tra William Shakespeare e Christopher Marlowe è stata accertata dai curatori della nuova edizione critica delle opere del drammaturgo di Stratford-Upon-Avon che sta per essere pubblicata dalla Oxford University Press. L’ipotesi che dietro quel dramma ci potesse essere anche Marlowe esisteva da tempo. Ma è la prima volta – scrive il Guardian – che una doppia attribuzione tanto precisa viene sancita a livello così alto. E questa conclusione va ben al di là del fatto che secondo gli studiosi impegnati nei volumi oxfordiani altre diciassette opere di Shakespeare contengano parti scritte da altri. Nel caso di Enrico VI i due «rivali» sarebbero veri e propri co-autori. «Abbiamo verificato in modo sufficientemente chiaro la presenza di Marlowe nel testo», ha detto Gary Taylor, della Florida University. Questo risultato è stato raggiunto unendo tecniche filologiche «vecchio stile» ad un lavoro compiuto con strumenti computerizzati dell’ultima generazione. In un’epoca che privilegia altri messaggi o utilizza altri tipi di indagini, se ne ricava più in generale – anche con gli occhi dei visitatori saltuari di questi labirinti – un’impressione di assoluto rispetto per il primato della pagina scritta e per i suoi misteri. Fatte le debite differenze, è stato questo anche il caso delle analisi che hanno svelato le tracce di un’autrice «invisibile» come Elena Ferrante partendo dalle corrispondenze. Finché leggeremo, sapere di più non può che aumentare il piacere del testo. Quel piacere che, come scriveva Roland Barthes, ci spinge «ad alzare spesso la testa». E a sognare Shakespeare e Marlowe, insieme, nello stesso sogno.