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 2016  ottobre 24 Lunedì calendario

Tutto Benigni

ROMA «Sono andato da Obama quando c’era la Festa per l’Italia e sono qui perché c’è la Festa di Roma. Ci sono altri momenti molto più tristi nella vita, e allora quando ci sono le feste bisogna buttarsi a corpo morto, anzi a corpo vivo». Roberto Benigni accende la Festa di allegria. All’Auditorium gremito parla di cinema e vita, di contadini, presidenti e papi. Si concede a lungo sul tappeto rosso. Alle domande sulla recente visita alla Casa bianca. «È stato bello, perché era la Casa bianca, rossa e verde, dai giardini alle fontane, mancava solo Goffredo Mameli, si è intrufolato anche Matteo Renzi. Si mangia meglio al Quirinale ma anche lì non era male, il cuoco è italiano. Chi se l’aspettava che Obama mi avrebbe citato con la camminata sui tavoli? Mi cercava con gli occhi. Michelle mi ha detto che vuole che le sue figlie vedano La vita è bella una volta al mese. Lui e lei sono coppia da cinema, io se loro due facessero gli attori... mamma mia, ci farei una serie». E se di Michelle dice «è molto elegante», al primo posto c’è sempre la sua moglie, la signora Braschi: «Nicoletta prende i primi tre posti, diciamo che Michelle era la quarta». All’inviata di Tagadà di La7 che gli chiede se si è pentito di essersi espresso per il sì al referendum risponde: «Uno può dire quel che vuole, è anche bello manifestare il proprio pensiero in maniera pura, libera, delicata. È bello anche questo. Ho un grande rispetto per chi manifesta una cosa e per chi ne manifesta un’altra. Ma io per chi ho detto che votavo che non mi ricordo? Io sì, veramente? Ma se ho detto anche no...».
Dentro l’Auditorium si parla di cinema con il direttore Antonio Monda, “partendo dalla vetta”: Federico Fellini, che lo volle in La voce della luna «ha trasformato il cinema in un’arte moderna, come Picasso, Stravinskij. Quando se ne è andato è come se fosse morto l’olio, era parte della natura. Pensavo che fosse immortale». L’amico Massimo Troisi era invece «un bombardamento di allegria». Totò? «La prima volta che l’ho visto mi ha fatto paura. La sua grandezza non era nelle battute, ma nel senso di morte: era un teschio.
Totò le Mokò è uno scheletro, se si sposta c’è una fila con tutti i morti di fame di Napoli che ghignano». Racconta del rapporto con Antonioni («venne a vedere Berlinguer ti voglio bene e si addormentò, volevamo fare insieme San Francesco»), ricorda con affetto Vincenzo Cerami, svela che il cattolicissimo Terrence Malick lo voleva Satana in un film su San Pietro. Per raccontare della sua fede Roberto Benigni cita Totti: «Lessi un’intervista in cui gli chiedevano “Ma lei è cattolico?”, e lui “E che devo esse?”. È la mia posizione. Molti sono atei e laici ma è difficile scrollarsi di dosso duemila anni. Credo in Dio fermissimamente, ma non so se c’è. La fede è quella che non ha risposte a tutto». Benigni ha avuto rapporti diretti con due papi. «Quando dissi in modo affettuoso “wojtylaccio” fui processato per oltraggio alla religione e vilipendio di capo di stato, condannato a un milione di lire di multa e a un anno con la condizionale». Ma poi, appena atterrato a Los Angeles ai tempi di La vita è bella lo chiamò il Vaticano: «”Il papa la vuole vedere domani”. Torno, arrivo in Vaticano, c’erano pioggia, vento, suore, sembrava L’esorcista. In una chiesa piena di suore eleganti arriva Wojtyla. Vediamo il film insieme e alla fine lui: “Mi hai fatto piangere”».
Anche Papa Francesco si è manifestato: “Dopo i Dieci comandamenti ha telefonato alle 8 del mattino, gli hanno detto “dorme, può richiamare?”, ha richiamato veramente e mi ha detto “ma tu lo sai il bene che fai?”, lo avrei abbracciato». Spesso il pensiero di Benigni va alla moglie, in sala: «Prima di lei avevo fatto cose farsesche, poi sono arrivate la commedia e la tragedia. È una grande attrice, la sua presenza dà la verità alla storia». Interrogato sul prossimo film: «Dopo tutta questa tv in cui ho messo la mia popolarità al servizio della poesia di Dante, sento il desiderio irreprimibile di fare una cosa di un’allegria sfrenata, di spandere gioia nel mondo».