la Repubblica, 23 ottobre 2016
L’amaca di Michele Serra
LA COSTITUZIONE renziana è il punto di arrivo di una restaurazione il cui fulcro consiste nel trasferire la sovranità dal popolo ai mercati». Lo spiega su Micromega il vecchio, insigne Raniero La Valle. Concetto folgorante, ma ho una domanda da fare: c’era bisogno della riforma Boschi-Renzi per raggiungere un obiettivo già ampiamente realizzato ben prima che Renzi andasse al governo, e quasi prima che Renzi nascesse? Il “trasferimento della sovranità dal popolo ai mercati” (o meglio dalla politica all’economia) è cosa fatta da almeno una generazione, a dispetto di La Valle e di una moltitudine di altre persone, tra le quali mi annovero: politicamente parlando, una moltitudine di sconfitti. Verbosi, animosi, generosi, virtuosi, speranzosi e tanti altri “osi”, ma sconfitti, secondo la celebre battuta che recita, a bocce ferme, “la lotta di classe c’è stata davvero, e l’ha vinta il capitale”.
Perdere non è disonorevole, se ci si è battuti con coraggio. Ma l’ombra della propria sconfitta non può e non deve ricadere su chi è arrivato dopo, e il “trasferimento della sovranità ai mercati” se l’è trovato bello e fatto. Quello che non mi convince, nel profondo, nella campagna per il No, è che imputa alla post-politica dei nostri tempi le sconfitte e le inadempienze che furono della veteropolitica, e a un gruppetto di trenta-quarantenni la responsabilità di quanto già ampiamente accaduto.