La Stampa, 22 ottobre 2016
Le navi di Putin nella Manica. Così la Russia sfida la Nato
Dalla flotta russa del Mar Nero che solca il Bosforo a quella del Nord che circumnaviga Europa Settentrionale e Atlantico, destinazione Siria. La Russia sposta le proprie navi da guerra nel Mediterraneo orientale, facendole sfilare davanti alle coste dei Paesi Nato, dalla Norvegia al Regno Unito.
Ieri il passaggio più simbolico, attraverso il Canale della Manica, sulla linea di frattura ideale della Brexit. Le foto su tutti i media britannici, gli inglesi sulle rive a sbirciare coi binocoli e la Royal Navy che pedina la flottiglia russa: «Li marchiamo a uomo». Effetto mediatico garantito per Putin, proprio mentre il Consiglio dei diritti umani Onu approva un’indagine speciale indipendente sugli eventi (e crimini) ad Aleppo, su impulso di Londra. E Mosca prolunga la tregua di 24 ore.
È la risposta «asimmetrica» allo schieramento di truppe Nato nei Baltici, una sfida all’Occidente per «testare i nervi» dei britannici, i più duri coi russi sul dossier Siria? O l’ennesimo show di muscoli per alzare la posta quanto più si avvicina il voto Usa, cercando di guadagnare posizioni ove possibile, nell’interregno fino all’insediamento del nuovo presidente a gennaio?
Il passaggio delle navi era stato annunciato da luglio. Ma l’entità della «scorta» che accompagna la Kuznetsov, fa pensare a un effetto calcolato: subito dopo il summit Ue che ha visto Mosca schivare sanzioni per la Siria (grazie al pressing della copppia Renzi-Mogherini), dopo l’incontro a Berlino con Merkel e Hollande che ha visto il Putin dialogante alternarsi a quello belligerante, mimando piccole concessioni sull’Ucraina.
Giovedì il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg si era detto preoccupato che le navi russe nel Mediterraneo possano essere utilizzate per attacchi contro Aleppo. Una fonte anonima dell’Alleanza alla Reuters ha definito il dispiegamento «il più grande dalla fine della Guerra fredda». Valutazioni accolte con ironia da alcuni a Mosca, ai limiti dello sfottò: «Forse i funzionari Nato sono sconvolti, ma al contrario di quanto dicono non è tutta la Flotta del Nord, né la maggior parte di quella del Baltico: vi assicuro che abbiamo molte più navi», dice alla radio filo-Cremlino Sputnik l’esperto militare Viktor Baranets. Le navi dovrebbero arrivare tra dieci giorni e potrebbero rimanere mesi nel Mediterraneo.
«Il passaggio della flottiglia non è un viaggio turistico», incalza la stampa russa. Obiettivo principale della spedizione, spiega il colonnello Murakhovski, è coprire anche dal mare le due basi russe di Tartus e Hmeymim. In coincidenza con la battaglia di Mosul che potrebbe veder riversarsi molti miliziani dell’Isis ad Aleppo. Una dimostrazione «di forza e di bandiera», riassume Murakhovski. Per il direttore del portale Flot.com Sergey Sochevanov, una strategia che ricorda quella usata nel 2014 durante l’annessione della Crimea, missili più flotta per intimorire: «Il gruppo portaerei in Siria potrebbe svolgere un ruolo simile a quello della nostra marina. Allora, la sola presenza delle navi nelle acque del Mar Nero ebbe l’effetto di far riflettere molti». Cioè, evitò l’intervento Nato.