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 2016  ottobre 21 Venerdì calendario

Il computer ha spento i razzi in anticipo: così la sonda è precipitata

Il mistero dell’infelice conclusione del viaggio della capsula Schiaparelli dell’Esa è nascosto in una manciata di secondi: 23 per l’esattezza, trasmessi mentre il disco robotizzato si avvicinava rapido alle sabbie rosse sulle quali doveva posarsi. Il paracadute si è staccato assieme al cono superiore che l’aveva protetto nella lunga traversata cosmica e prima anche lo scudo termico che l’aveva difesa dalla vampata di calore scatenata dal tuffo nell’atmosfera si era allontanato regolarmente. Il computer ha acceso allora i retrorazzi capaci di frenare la corsa ma dopo tre secondi inspiegabilmente li ha spenti.
Che cosa è successo? «Dall’esame dei dati raccolti e trasmessi dalla sonda TGO, dalla quale la capsula si era staccata domenica senza intoppi – spiega Paolo Ferri direttore delle operazioni interplanetarie al centro di controllo dell’Esa a Darmstadt, in Germania – si vede che il computer aveva dei comportamenti anomali: giroscopi e altimetri davano segnali strani, irregolari e la capsula non era stabile. Per il momento non abbiamo risposte precise, dobbiamo esaminare tutto più a fondo».
Davanti alle registrazioni sono tante le domande per scoprire le cause. Il computer stava interpretando male i rilevamenti dei sensori, aveva iniziato prematuramente la sequenza di discesa, soffriva all’improvviso di qualche malfunzionamento? Così senza il sostentamento dei razzi Schiaparelli ha iniziato una precipitosa caduta da un’altezza stimata tra uno e due chilometri inviando intanto le sue ultime informazioni. Poi il silenzio e l’amarezza di una vittoria sfuggita che sembrava ormai scontata.
«Per fortuna abbiamo a disposizione i 23 secondi che raccontano le sue condizioni dalle quali ricostruiremo l’accaduto. Tutti i sistemi erano stati provati e riprovati a terra prima della sua partenza; mancava l’ultimo test, quello vero su Marte, e purtroppo il verdetto non è stato favorevole. Schiaparelli è nato proprio per collaudare le tecnologie di sbarco che in Europa non abbiamo e il rischio della difficile impresa era nascosto nel nostro lavoro. Ma dovevano affrontarlo, per andare avanti e conquistare una conoscenza indispensabile alla prossima missione programmata per il 2020».
Ci si chiede anche se le condizioni meteorologiche nella grande pianura Meridiani Planum erano difficili come ipotizzato e non abbiamo influito negativamente. «Potrebbe essere ma per il momento non lo sappiamo e cercheremo di scoprirlo attraverso le osservazioni delle sonde americane», risponde Paolo Ferri. Ora una cinquantina di scienziati e ingegneri stanno analizzando a Darmstadt le lunghe sequenze dei dati e nei prossimi giorni tenteranno anche di «chiamare» Schiaparelli per un estremo tentativo: uno scrupolo disperato. «Una parte della missione Exomars con la sonda TGO è andata perfettamente e quanto è accaduto non fermerà il programma di esplorazione marziana che dopo il 2030 porterà l’uomo sul vicino pianeta – sottolinea Roberto Battiston presidente dell’Asi —. Noi continueremo a collaborare a questo fine sia con l’agenzia spaziale europea sia con la Nasa. Il Pianeta Rosso è una grande sfida che aiuterà il progresso tecnologico di tutte le nazioni partecipanti. Gli Stati Uniti godono ancora oggi dei benefici raggiunti con la conquista della Luna».