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 2016  ottobre 20 Giovedì calendario

In Francia, nucleare dimezzato

Anche senza volerlo, perché la Francia è stata sempre orgogliosa della sua potenza nucleare civile, delle sue 58 centrali che producono tre quarti del fabbisogno energetico del paese e nessuno si sarebbe mai sognato di dubitare dell’efficienza del poderoso ente elettrico nazionale, Edf Elecricité de France, oggi piegato da 7 miliardi di debiti; anche senza volerlo, dicevamo, i titoli dei giornali in questi giorni trasmettono un vago senso di inquietudine, quasi un preavviso di allarme. «Avis de grand froid sur le parc nucléaire francais» si legge in prima pagina ed è la stessa Agenzia per la sicurezza nucleare a far scendere il Grande Freddo su quella che per decenni è stata considerata un’eccellenza assoluta dell’apparato industriale francese.
Invece, da martedì 18 ottobre, 21 delle 58 centrali sono ferme per manutenzione, ma quel che è peggio è che le ultime cinque sono state bloccate d’urgenza dal gendarme de la sûreté perché 46 generatori di vapore collegati a 18 reattori, elementi fondamentali per la produzione di energia, perché è il vapore ad alimentare le turbine come si sa, hanno evidenziato una presenza di scorie di carbonio radioattivo considerata eccessiva.
Vero che i nuovi standard di sicurezza, entrati in vigore dopo il disastro di Fukushima, non sono quelli di un tempo, sono infinitamente più severi, ma è anche vero che il presidente dell’Asn, l’Agenzia per la sicurezza nucleare, Pierre-Franck Chevet non ha voluto correre rischi: i primi controlli sulle cuve e su alcuni componenti dei generatori di vapore hanno evidenziato anomalies sériueses, anomalie abbastanza serie al punto da richiedere check approfonditi.
Si tratta di componenti realizzate da un’azienda metallurgica giapponese, la Jcfc, Japan Casting & Forging Corporation, su commissione di Areva, l’azienda controllata da Edf specializzata nella costruzione di centrali nucleari, un tempo leader mondiale oggi piegata anch’essa dai debiti, la stessa che ha fornito gli stessi componenti per la centrale di seconda generazione, Epr, European pressurized reactor, che funziona con una nuova tecnologia ad acqua pressurizzata, attualmente in costruzione a Flammanville, in Bretagna, e bloccata anch’essa per le identiche anomalie.
Da qui la preoccupazione (a Flammanville si sono scoperti altri difetti di fabbricazione in altri componenti di ghisa forniti dalla Creusot francese, quella dei cannoni e delle famose casseruole rosse in ghisa) e la decisione dell’Asn di passare a setaccio qualcosa come 6mila dossier tecnici dei principali componenti delle centrali dal 1965 ad oggi.
Questo vuol dire che le 21 centrali, e tra queste ce ne sono tre abbastanza vicine al confine italiano, quella di Tricastin in Provenza, e quelle di Cruas e Saint-Alban, nella regione della Valle del Rodano, per un totale di dieci reattori, resteranno ferme per diversi mesi, forse addirittura anni nel caso si scoprissero altre anomalie.
Da Edf, ovviamente, si prova a sdrammatizzare: il nostro obiettivo, fanno sapere i portavoce, è riaprire una dozzina di centrali entro la fine dell’anno.
Poi aggiungono, però, che i controlli delle subforniture di Areva potrebbero durare anche dodici mesi e, nel caso peggiore, concludersi con la richiesta da parte dell’Agenzia per la sicurezza di sostituire tutti i generatori di vapore. Ipotesi, quest’ultima, davvero allarmante. E che fa capire quanto siano stati miopi i dirigenti di Edf a non procedere man mano alla sostituzione delle vecchie centrali che risalgono agli anni ’70 e quindi arrivate a fine vita.
Oggi rifarle tutte, o almeno 38 su 58 per mantenere lo stesso livello di produzione (63 gigawatt) costerebbe almeno 12 miliardi di euro (si veda ItaliaOggi del 17 febbraio), ma Edf non ha più le risorse per farlo e il tesoro non è certamente in grado di ricapitalizzarla visto che bisognerà, prima o poi, avviare anche la costruzione di un gigantesco deposito di scorie radioattive nella regione della Marna, a pochi chilometri da Parigi: un investimento da 25 miliardi di euro non più rinviabile.
Allora non resta che fare del buon carénage, della buona manutenzione. Chiudere un po’ di centrali e sperare che nei prossimi mesi il termometro non scenda sottozero.