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 2016  ottobre 20 Giovedì calendario

Arabia, debutto record per i bond di Stato

Milano Era atteso da tempo il bond dell’Arabia Saudita, arrivato sul mercato con un timing perfetto nei giorni in cui il prezzo del petrolio è tornato a salire sopra 50 dollari al barile. Condizione indispensabile per la prima emissione di Riad dopo 25 anni, battendo tutti i record tra i Paesi emergenti con un jumbo bond da 17,5 miliardi di dollari a cui il mercato ha risposto con ordini per 67 miliardi. Bruciato il precedente record assegnato all’Argentina quando lo scorso aprile nella sua prima emissione dal default del 2001, aveva raccolto 16,5 miliardi di dollari con richieste per 70 miliardi.
Il deal che arriva sul mercato dopo un lungo road show con gli investitori americani ed europei, essendo la prima emissione del Paese ha dovuto offrire un premio ai sottoscrittori per renderlo più attraente rispetto ad altri titoli già sul mercato, in particolare quello del Qatar che lo scorso maggio ha collocato un bond per 9 miliardi di dollari. La forte richiesta ha spinto l’emittente a collocare un ammontare superiore rispetto a quanto era stato programmato, in un range tra 10 e 15 miliardi di dollari: più basso anche il prezzo finale che all’avvio del collocamento aveva espresso una guidance di circa 50 punti base superiore al titolo di riferimento del Qatar e con un rating superiore all’Arabia Saudita (AA e A1 rispettivamente, entrambi investment grade), chiudendo a 44 punti base. «Il prezzo finale è interessante e l’emittente ha sorpreso il mercato collocando una quota superiore alle attese della tranche a 30 anni – ha commentato Angelo Rossetto trader di Gmsa Investment Ltd – l’emissione è arrivata in una fase in cui il prezzo del petrolio sta salendo, un aspetto che ha contribuito a migliorare il sentiment del mercato». Ieri il prezzo del petrolio ha chiuso poco sotto 53 dollari al barile, toccando il massimo dell’anno, un recupero dai minimi di 30 dollari dello scorso gennaio, ma ancora lontano dai massimi di due anni fa. Il bond è in tre tranche con differenti scadenze 5, 10 e 30 anni di ammontare rispettivamente di 5,5 miliardi le prime due e 6,5 miliardi quella a 30 anni e con rendimenti pari a 2,63%, 3,44% e 4,64 per cento. Prezzi al di sotto delle indicazioni iniziali come quello del bond a dieci anni inizialmente fissato al 3,6 per cento. 
L’emissione dell’Arabia Saudita è l’ultima di una serie di collocamenti avviati da inizio anno dai paesi del Golfo che hanno chiesto al mercato complessivamente 48,3 miliardi di dollari: dal bond del Qatar da 9 miliardi di dollari lo scorso maggio, Abu Dhabi 5 miliardi di dollari e Oman 4,5 miliardi di dollari. Per gli analisti questa raffica di emissioni rappresenta una svolta per i paesi dell’area destinati a modificare il loro profilo da creditori internazionali a debitori, andandosi ad aggiungere alla pletora dei paesi Occidentali. 
Nel caso dell’Arabia Saudita, l’emissione di ieri rientra in un ampio piano di trasformazione dell’economia obbligata a un radicale cambiamento dopo il collasso del prezzo del petrolio che ha generato un crescente disavanzo nei conti pubblici con una economia in rallentamento: secondo l’Fmi, il Pil dell’Arabia Saudita quest’anno crescerà dell’1,2% contro il 3,5% del 2015. Durante il road show i rappresentanti del governo hanno insistito sulla trasformazione dell’economia nei prossimi 10 anni attualmente dipendente dal petrolio, ma come farlo non è ancora chiaro.