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 2016  settembre 29 Giovedì calendario

I familiari delle vittime dell’11 settembre potranno trascinare davanti a un tribunale americano l’Arabia Saudita. Uno schiaffo a Obama

I familiari delle vittime dell’11 settembre potranno trascinare davanti a un tribunale americano l’Arabia Saudita, per complicità e sostegno ai terroristi di Al Qaeda, chiedendo i danni alla monarchia più ricca della pianeta. La svolta clamorosa in una vicenda che si trascina da 15 anni, è una disfatta per Barack Obama. Potrà avere inoltre ricadute sugli equilibri geostrategici in Medio Oriente. E forse anche sui mercati finanziari americani.
Finora la legge americana rendeva praticamente impossibile una causa simile. Ma da molti anni una serie di parlamentari – mobilitati dai familiari delle vittime – ha lavorato per far passare il nuovo principio, che rende responsabili e perseguibili per danni in America i governi stranieri riconosciuti colpevoli di avere in qualche modo contribuito ad attentati terroristici. Obama, in nome della storica alleanza coi sauditi, ha posto il veto presidenziale sulla legge che era già stata approvata da entrambe i rami del Congresso. Ma il veto presidenziale può essere vanificato qualora il Congresso rivoti la legge bocciata dalla Casa Bianca approvandola con una maggioranza qualificata dei due terzi. Ieri al Senato la quasi totalità ha votato per rovesciare il veto presidenziale (971 senatori contro uno), quindi anche i democratici hanno sconfessato il loro presidente. E dopo il Senato anche la Camera ha votato con lo stesso esito e quindi la legge “anti-Arabia saudita” entrerà in vigore.
In quasi otto anni è la prima volta che Obama subisce l’onta di un veto annullato al Congresso. Con quali effetti? Una prima reazione è venuta dai sauditi: hanno annunciato che venderanno le loro proprietà americane per minimizzare i danni economici di eventuali sentenze di condanna e pignoramenti. Si tratta di un patrimonio immenso, migliaia di miliardi di dollari: i sauditi per decenni hanno reinvestito in America una parte consistente delle entrate dall’export di petrolio. Prima ancora che il termine “riciclaggio” venisse associato alla criminalità, nacque negli anni Settanta dopo il primo shock petrolifero per descrivere il reinvestimento in America dei petro-dollari. Procedere al dis-investimento può significare un deflusso colossale di fondi dagli Stati Uniti, con un impatto sulla Borsa e sul mercato immobiliare che al momento nessuno sa valutare.
L’altro versante è quello della politica estera. Dopo Israele, in Medio Oriente l’Arabia Saudita è stata per decenni l’alleato più fedele degli Stati Uniti. Questa legge che apre la strada a un processo per maxi-risarcimenti, indicando l’Arabia Saudita come uno Stato fiancheggiatore del terrorismo, è destinata ad avvelenare i rapporti bilaterali. Rapporti che comunque erano già diventati più problematici, in particolare dopo che Obama aveva voluto l’accordo con l’Iran sul nucleare. In una fase in cui già il dispositivo americano di alleanze in Medio Oriente è messo a dura prova dalla guerra in Siria, dal caos iracheno e libico, nonché dalle iniziative della Russia, il fulmine sui rapporti con Riad è una complicazione aggiuntiva.
Infine c’è un’ultima ricaduta sulla quale Obama ha più volte attirato l’attenzione. Secondo la Casa Bianca questa legge crea un precedente che potrebbe ritorcersi contro gli Stati Uniti. Altre nazioni potrebbero optare per la reciprocità, istituendo la perseguibilità degli Stati Uniti nel caso siano responsabili per vicende accadute sul loro territorio. E alla luce dei tanti interventi militari americani all’estero, le richieste di danni potrebbero essere ingenti.