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 2016  settembre 29 Giovedì calendario

Il caso tangenti travolge il calcio inglese

Il calcio italiano corrotto? Eh sì, che lo sapeva Pino Pagliara. «Solo che qui è molto peggio». Qui, ovvero la patria del football, Eldorado Inghilterra. E se lo dice lui, Pino Pagliara con trascorsi di partite truccate, di processi sportivi e di un’interdizione lunga cinque anni, se lo dice ai cronisti sotto copertura del Daily Telegraph che stanno scoperchiando una fogna, non è cosa da prendere sotto gamba.
C’è un dossier grosso come una casa che il quotidiano londinese ha consegnato alla Federazione inglese e alla polizia con le registrazioni dei colloqui fatti in dieci mesi di inchiesta con manager, allenatori, mediatori, dirigenti. Coinvolto anche Massimo Cellino, discusso proprietario del Leeds. Il quadretto è chiaro: regole aggirate, scommesse, tangenti sui trasferimenti. Il boss della Nazionale, Sam Allardyce, è caduto nella trappola (400 mila sterline chieste per una «consulenza») e in 24 ore si è visto recapitare il licenziamento condito da false dimissioni. Il pentimento tardivo non è servito. Addio. E ora a chi tocca?
L’infezione tocca otto manager della Premier League, paradiso della passione. Il Daily Telegraph non ne pubblica i nomi perché devono pensarci altri (autorità sportiva e investigatori di Scotland Yard) a interrogarli, verificare, guardare nei loro conti. Ma la rete della sospetta (e a questo punto più che sospetta) corruzione è lì che lascia sulla graticola i vertici del calcio inglese colpevoli, secondo molti, di avere chiuso uno o due occhi e di non avere dato retta agli spifferi. E il risultato è che si trovano nell’imbarazzo più assoluto visto che almeno un paio degli otto manager chiamati in causa sarebbero stati nella nottata scorsa nella lista dei papabili sostituti di Sam Allardyce. Le carte, lette con attenzione, hanno suggerito per fortuna un po’ di prudenza prima di procedere alla nomina temporanea del sostituto, Gareth Southgate. Questa seconda puntata della «Premieropoli» fa perno sugli incontri, tutti messi su nastro, dei giornalisti del Daily Telegraph, in veste di emissari di una fantomatica società dell’Estremo Oriente, con tre agenti o procuratori che operano dietro le quinte delle società delle serie A e B inglese. Sono Scott McGarvey, Dax Price e, appunto, Pino Pagliara, ex direttore del Venezia, ex prestigiatore di trasferimenti dall’Italia alla Premier, ex conoscente di Luciano Moggi.
Snocciolano nomi, episodi e considerazioni. C’è di mezzo il manager che chiede «o bustarelle coi contanti o depositi in Svizzera». Un altro che è favorevole a dare il via a un acquisto purché ci sia del «caffè per me» (in gergo la tangente). Ma certo che c’è la «tazzina». Un terzo che rivendica la sua particina in quanto «non sono pagato un granché». Poi salta fuori il più baldanzoso che chiama Pagliara: «Ecco il numero del conto in Svizzera». O l’avido che già «guadagna tre o quattro milioni di sterline ma siccome ne spende 20 mila al giorno per scommettere chiede la sua parte di 50 mila in contanti». Sottointeso negli affari in corso.
Altro che Italia. Seduto al ristorante San Carlo di Manchester, Pino Pagliara confida ai reporter: «Qui è persino peggio». E il suo collega Dax Price: «La corruzione è sotto gli occhi di tutti». Già. Non che ci sia da sorprendersi più di tanto. «Nel calcio ogni cosa avviene sotto il tavolo». Confessa Pino Pagliara. Fuochi d’artificio, vedremo il seguito. Il povero Sam Allardyce, ex manager da tre milioni di sterline della Nazionale di sua maestà, riposa nel suo ritiro spagnolo. Ma promette: «Tornerò». C’è da scommettere.