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 2016  settembre 28 Mercoledì calendario

Marine Le Pen è nei guai: non ha i soldi per la campagna elettorale

Solo una decina di giorni fa Marine Le Pen ha trionfalmente lanciato la sua pre-campagna elettorale da Frejus e nell’ eccitazione del momento si è detta sicura della vittoria finale perché gli altri, ha accusato, «hanno fatto solo formidabili disastri». Il problema di Marine però è arrivarci all’ appuntamento del 2017: stando ai conti fatti dal responsabile finanziario Jean Michel Dubois per il momento non ci sono nemmeno i soldi per iniziarla, la campagna. Dubois ha rivelato che per dare il via alla fase finale, quella che conta, servono almeno 12 milioni e in questo momento nelle casse del partito ce ne sono appena quattro. Per la campagna nel suo complesso poi, inclusa dunque quella per l’ Assemblea Nazionale, ce ne vogliono almeno venti. Insomma alla Le Pen servono 8 milioni in fretta altrimenti addio Eliseo, addio referendum per la Frexit, addio sogni di gloria. «Se non cambia nulla nei prossimi mesi dovremo fare una campagna elettorale a bassa intensità, che non è certo nelle ambizioni di Marine» dice Dubois alle cui parole vanno aggiunte quelle di Wallerand de Saint-Just, il tesoriere del partito, che fa sapere che il breakpoint è a dicembre, se si va oltre senza soldi sono dolori.
Ma dove trovarli 8 milioni?
In Francia sembra praticamente impossibile, visto che per qualsiasi imprenditore locale essere affiancato al Front National è considerato un danno economico a prescindere. Le banche, uno dei bersagli preferiti della politica di Marine, manco a parlarne. Dubois assicura che quello della banche non è un problema solo per Marine, ma anche per tutti gli altri partiti politici. In ogni caso pare che il Fn abbia inviato 45 lettere di richiesta di finanziamenti ad altrettante banche ed abbia ottenuto 45 risposte negative. Restano i finanziatori esteri, in un certo senso un controsenso per un partito che fa del nazionalismo la sua bandiera. Anche in questo caso Dubois è piuttosto scettico, visto che la Le Pen non può contare su appoggi particolari alla City di Londra o a New York «come capita invece per altri candidati». C’ è però la Russia di Vladimir Putin che già più volte in passato è stato accusato di aver finanziato i movimenti euroscettici europei per indebolire Bruxelles. La stessa Le Pen avrebbe ricevuto nel 2014 qualcosa come 9 milioni dalla Europa-Russia Bank (Erb), istituto di credito russo con sede a Praga, preziosa somma che è servita per finanziare due campagne elettorali. E anche se lo scorso marzo alla Erb è stato impedito di elargire altri crediti nei confronti di partiti, la direzione del Front National sembra ancora quella. Non può essere un caso che proprio un paio di giorni fa, contemporaneamente all’allarme sulla mancanza di fondi, Marine ha assicurato che in caso di vittoria riconoscerà la Crimea come territorio russo «tenendo conto delle realtà storiche e tenendo conto della scelta chiaramente espressa dal referendum sull’ adesione alla Russia». Non solo, la Le Pen ha aggiunto che le sanzioni alla Russia e il rifiuto di fornire due porta-elicotteri Mistral a Mosca non sono in linea con gli interessi nazionali di Parigi e con la sue tradizioni di conduzione politica indipendente. Una bella dimostrazione d’affetto alla quale evidentemente si chiede in cambio un certo urgente riguardo. Per ultimo c’ è il padre fondatore Jean-Marie che con la sua finanziaria Cotelec è già intervenuto diverse volte per salvare capra e cavoli del partito e soprattutto per tirarlo fuori dalla bancarotta nel 2012. Ma è ben difficile che Cotelec, che peraltro è l’ abbreviazione di «cotisation électoral» (tassa elettorale) e che conta solo sui soldi versati dagli elettori, arrivi a racimolare 8 milioni di euro. E soprattutto si tratterebbe di un altro compromesso per Marine, che con il padre ha tagliato i ponti definitivamente un anno fa cacciandolo dal partito che ha fondato per le sue posizioni troppo politicamente scorrette anche per una come lei.