La Stampa, 28 settembre 2016
La caccia agli alieni è ripartita (con maggiori speranze)
«Dove sono gli altri?»: Enrico Fermi, osservando le miriadi di stelle che popolano il cielo, si chiedeva scherzosamente se non fosse logico pensare che ci fossero anche miriadi di pianeti, su molti dei quali potesse essere nata ed evoluta qualche forma di vita complessa. Gli «altri», per l’Occidente, sono stati via via gli abitanti delle Indie di Colombo, i pellerossa del Nord America, gli aborigeni australiani. Fermi estendeva la sua curiosità agli «alieni» di altri pianeti. Ma perché non si erano mai fatti vivi? Non voglio entrare qui nella dibattuta questione degli Ufo: se quelli sono gli alieni, c’è poco da imparare da loro, come minimo sono maleducati, passano senza salutare.
Esiste una risposta plausibile alla domanda di Fermi. L’Universo è nato 13,7 miliardi di anni fa ed era di idrogeno ed elio, con spruzzatine di elementi leggeri; per arrivare a produrre le quantità di carbonio, azoto, ossigeno, silicio e ferro, indispensabili a costituire cellule complesse, è necessaria qualche generazione di stelle, ossia qualche miliardo di anni. E per passare dalla prima cellula agli «altri» è necessaria un’evoluzione biologica che sulla Terra sappiamo aver richiesto altri miliardi di anni. Quindi forme di vita complesse possono essere nate da poco nell’intero Universo e non hanno potuto far molta più strada di noi nella colonizzazione di altri mondi.
Dagli inizi dell’esplorazione spaziale – come si spiegherà all’evento Astronomy Day del 7 ottobre a Torino – sono stati realizzati programmi importanti. La Stazione Spaziale Internazionale permette la sperimentazione di lunghe permanenze umane in assenza di gravità. Non è autosufficiente, richiede rifornimenti da Terra, ma in laboratorio si studia lo sviluppo di colture in sistemi chiusi. Le visite alla Luna hanno verificato la capacità tecnologica di navigare nello spazio e ancora di più lo stanno facendo le sonde robotiche con cui abbiamo visitato i pianeti del Sistema solare.
Una delle missioni robotiche tecnologicamente più avanzate sta per giungere nelle prossime settimane su Marte, da sempre l’obiettivo più affascinante: si tratta di ExoMars un progetto diretto dall’Esa con forte partecipazione italiana, industriale e scientifica, che dovrà preparare la strada per portare un equipaggio umano sul Pianeta Rosso nei prossimi decenni. Un obiettivo fantascientifico ieri, ma realizzabile domani.
Da quando è stato possibile rivelare la presenza di pianeti intorno ad altre stelle l’obiettivo è divenuto quello di cercare la vita oltre il nostro Sistema solare. Un progetto apparentemente fantascientifico, ma già studiato nei suoi aspetti tecnologici e di possibile realizzazione nei prossimi 10 anni è stato annunciato lo scorso aprile: il «Breakthrough Starshot», lanciato dal mecenate Yuri Milner e da Steve Hawking. Il progetto prevede di esplorare il sistema stellare più vicino, Alpha Centauri, a poco più di 4 anni luce dal Sole, un sistema di tre stelle con un pianeta che orbita intorno alla più piccola, la nana rossa Proxima Centauri: il nome dato al pianeta è Proxima b. «Starshot» porterà in orbita intorno alla Terra una «nave madre» contenente un migliaio di piccole astronavi, gli «Starchip», di dimensioni di pochi centimetri quadrati, circondate da «vele» delle dimensioni di qualche metro quadrato. Dalla Terra potenti laser concentreranno i fasci sulle vele e le accelereranno fino ad una velocità dell’ordine del 20-30% della velocità della luce. In tal modo i superstiti della flotta degli «Starchip» raggiungeranno Proxima b in 20-30 anni e ci rimanderanno le immagini di quel mondo dopo altri 4 anni. La prossima generazione vedrà dunque da vicino il mondo di una stella aliena.
L’obiettivo non è migrare verso altri mondi. L’uomo rimarrà sulla Terra fin che saprà sostenersi. Ma porteremo altrove il nostro «seme» che cercheremo di adattare anche ad ambienti alieni. E speriamo di trovare «qualcun altro», magari molto diverso da noi, che accrescerà la nostra consapevolezza cosmica. L’Universo è vasto, complesso e ricco di opportunità: la curiosità ci convince a pensare che valga la pena esplorarlo.