Corriere della Sera, 28 settembre 2016
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Perché gli inglesi odiano i polacchi?
Lei ha scritto che gli inglesi odiano i polacchi. Sa spiegarmi il motivo? Qui in Italia si sono bene inseriti e sono considerati persone oneste e grandi lavoratori, a differenza di tanti altri cittadini comunitari ed extra comunitari giunti in questi anni nel nostro Paese!
Amalia Rossetti
Cara Signora,
Non credo che «odio», per la grande maggioranza dei cittadini del Regno Unito, sia la parola giusta. È vero, tuttavia, che i polacchi sono diventati il simbolo dell’«invasione straniera» più frequentemente utilizzato dai partigiani della Brexit durante la campagna elettorale che ha preceduto il voto dello scorso giugno. La ragione è strettamente demografica. I polacchi in Gran Bretagna sarebbero 800.000 e quelli che vivono a Londra, in particolare, circa 700.000. Il fenomeno è relativamente recente ed è il risultato di una decisione del governo laburista di Tony Blair.
Quando l’Ue, nel 2004, aprì le sue porte a parecchi Paesi dell’Europa centro-orientale, fra cui la Polonia, il principio della libera circolazione delle persone, sancito dall’art. 45 del Trattato sul funzionamento della Unione, fu esteso ai nuovi arrivati. Ma ai vecchi membri fu data la facoltà di ritardarne l’applicazione per tre anni e, se richiesto, per altri due anni. La Germania, ancora impegnata nell’assorbimento delle sue province orientali dopo la scomparsa della Repubblica democratica tedesca, chiese, e ottenne il rinvio. La Gran Bretagna invece, insieme alla Svezia e all’Irlanda, rinunciò alla facoltà e spalancò subito le sue porte. Tony Blair credeva nella liberalizzazione dei mercati e voleva fare del Partito laburista una forza moderna, libera dal vincolo che lo aveva storicamente legato ai sindacati. I polacchi arrivarono in Gran Bretagna, quindi, perché la politica dell’accoglienza apparteneva in quel momento alla strategia politica e ideologica del suo governo.
Aggiungo, cara Signora, che i sentimenti anti-polacchi di una parte della società britannica sarebbero oggi più comprensibili se il referendum dello scorso giugno avesse coinciso con una fase di stagnazione e di crescente disoccupazione. Ma la economia britannica, al momento del voto, cresceva del 2% e il tasso di disoccupazione era inferiore al 5%, uno dei più bassi dell’Unione Europea. Nella rappresentazione del polacco invasore vi è quindi più pregiudizio che razionalità o, in linguaggio popolare, più pancia che cervello.