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 2016  settembre 28 Mercoledì calendario

La messicana Valeria Luiselli e il suo romanzo dedicato ai denti

NEW YORK «Credo nella forza morale della parola scritta. E mi piace indagare in quella zona di confine tra realtà e fantasia che è tipica della natura latinoamericana». Solo una scrittrice eccentrica e sicura di sé come Valeria Luiselli – 33 anni, messicana di origine italiana, residente a Brooklyn col marito e collega Alvaro
Enrigue dopo aver vissuto in Corea, Sudafrica, India, Francia, Costarica e Spagna – poteva creare un romanzo, acclamato dalla critica, tutto centrato sui denti: quelli del protagonista, ma anche quelli di alcuni personaggi celebri di tutti i tempi. Una sorta di specchio dell’anima, seppure ironico, che fa emergere ciò che davvero siamo, in una storia che consacra una voce originale, provocatoria, nel panorama letterario internazionale. Una donna che ama profondamente il nostro paese: spiega di aver cercato di impararne lingua ascoltando continuamente, durante i lunghi soggiorni, Radio Radicale.
Con queste premesse, non sorprende che fin dal primo incontro Luiselli mostri una personalità forte, evidente nello sguardo profondo, negli occhi che esprimono l’intelligenza della curiosità. Un colloquio che avviene proprio mentre esce in Italia il suo
La storia dei miei denti, che ha consacrato la sua fama dopo il folgorante debutto di
Volti nella folla: pubblicato da La Nuova Frontiera, racconta le vicende di un uomo chiamato Gustavo “Highway” Sanchez Sanchez, il quale mette in vendita i suoi denti, dichiarando che sono stati in precedenza nelle bocche di Montaigne, Borges, Chesterton, Platone e Virginia Woolf. La bizzarra premessa continua con una nuova invenzione: con il ricavato della vendita, Gustavo acquista i denti appartenuti a Marilyn Monroe e, fiero del suo nuovo sorriso, comincia a vagare per Città del Messico. «Mi chiedono tutti come sia venuta in mente una storia del genere» racconta nella sua casa di Brooklyn, cercando di non perdere di vista la figlia Maia, «ma la realtà che è nata su committenza».
Chi le ha commissionato una storia così bizzarra?
«Una delle più importanti gallerie d’arte del Messico, di proprietà della Jumex, una grande azienda di succhi di frutta: all’inizio volevano una storia per il catalogo».
Come si è trovata a lavorare su committenza?
«Ho accettato perché ho capito che l’essere fuori dalla mia zona di agio e sicurezza mi avrebbe stimolato a fare meglio. Nello stesso tempo devo dire che non avrei accettato se mi avessero posto dei limiti».
Da dove viene l’idea dei denti?
«In un primo momento avevo in mente un’idea completamente diversa, ma un giorno, in metropolitana, ho visto un neonato con i denti già formati. Ho cominciato a riflettere sul fatto che i denti sono tra le parti del corpo che sopravvivono al tempo, e ho cominciato a studiare, apprendendo storie strane, non molto diverse da quelle che ho raccontato: un signore australiano ha acquistato un molare di John Lennon presso una prestigiosa casa d’asta. La realtà è sempre più sorprendente della fantasia».
Il libro ha echi di García Márquez e Borges, citato esplicitamente nel libro.
«Potrei rispondere che sono una scrittrice latinoamericana, e alcuni autori sono nel mio codice genetico, ma credo soprattutto nella labilità dei confini tra realtà e fantasia: elemento presente in maniera folgorante negli scrittori che citi. Aggiungo che si tratta di un tema presente in ognuno dei miei libri, come il valore, quasi sempre distorto, che attribuiamo alle cose: in questo il mondo dell’arte è l’epicentro di distorsioni guidate dalla cinica ricerca del profitto».
Oscar Wilde diceva che un cinico è una persona che conosce il prezzo di tutto e il valore di niente.
«Definizione perfetta e valida per ogni tempo, da parte di un uomo che conosceva il senso più profondo della morale».
Gustavo è definito “amante e collezionista di buone storie, l’unico modo onesto di modificare il valore di un oggetto”.
«È una mia speranza, spero non un’illusione: credo nella forza morale della parola scritta».
Nel libro lo scrittore argentino Alan Pauls parla della depressione dei cavalli, mentre il suo collega messicano Yuri Herrera è una poliziotta… «Sono due cari amici: ho usato questi modi scherzosi per riflettere su quanto sia relativa la percezione di ciò che siamo».
Il tono del suo libro è umoristico, spesso giocoso, ma i temi sono profondi.
«Credo che la profondità si possa raggiungere con la leggerezza, ma so che ognuno può trovarla in maniera diversa, anche con strade opposte alla mia».
Lei racconta che Sant’Agostino ha scritto “Le Confessioni” mentre aveva un terribile mal di denti.
«È vero, lo dice lo stesso Agostino: mi ha sempre colpito che uno dei testi fondamentali della cultura abbia un legame così profondo con il dolore fisico. E voglio aggiungere che tutte le storie in cui parlo del rapporto tra denti e creazione sono autentiche: in questo non ho inventato nulla».
Ritiene che l’ispirazione sia sempre legata a un’urgenza, a un bisogno?
«Sì, ma non necessariamente al dolore: si scrive anche per la necessità di comunicare la gioia o celebrare la bellezza. Non a caso, Susan Sontag sosteneva che l’umanità si divide in chi soffre e chi non soffre».