Corriere della Sera, 28 settembre 2016
Il collezionista dei mattoncini Lego ha a disposizione un milione di pezzi
ROMA Il primo Lego non si scorda mai. «Avevo cinque anni e mamma, che faceva la parrucchiera e girava tanto per seguire i corsi di aggiornamento, anche a Londra e a Parigi, di ritorno da un viaggio mi portò una scatola di mattoncini colorati a tema spaziale, un classico anni Novanta. C’erano le istruzioni per costruire un’astronave. Mi sono messo lì e ci sono riuscito, però poi ho smontato tutto e il giorno dopo ne ho rifatta una diversa, inventata da me, con punte e alettoni, una figata».
E adesso che di anni ne ha 35 e – unico italiano al mondo – è appena stato nominato Lego Certified Professional, Riccardo Zangelmi da Reggio Emilia, il fogliettino accluso non lo guarda nemmeno più, come si addice ad un artista. «Quando mi viene un’idea la prendo al volo, altrimenti poi scappa via».
Da bambino passava le ore a impilare i blocchetti made in Danimarca. «In cameretta avevo dei bei sacconi pieni di pezzi sfusi, saranno stati almeno 20 mila, quanto mi piaceva frugarci dentro». E il pomeriggio giù in cortile «con gli amici del quartiere, ognuno portava il suo tesoro».
Poi Riccardo è diventato grandicello. «E piano piano ho smesso. Ho studiato da perito agrario e per otto anni ho fatto il giardiniere». Finché un giorno è entrato in un negozio di giochi per comprare un regalo al nipotino. E ha scelto una scatola di Lego: tema Guerre Stellari. «Si è riaccesa la scintilla». Solo che il gioco è diventato una professione. «Ho fondato la mia azienda artigianale, la Brick Vision. Realizzo sculture in Lego per aziende ed eventi, come per Ferrari e Ducati».
Per le due manone color nocciola scolpite per il Lego Build The Change 2016, questa estate, tre mesi e 700 ore di dedizione assoluta, gli sono serviti 150 mila mattoncini. «Incollati eh, mica solo incastrati, altrimenti con il trasporto sono guai». Come quando sua sorella Fabiana, «un terremoto», per sbaglio, con un calcio, frantumò una delle sue opere prime. «Dai Ricky andiamo a correre». Figurati.
Nella casa-atelier ogni mattoncino è catalogato per forma, colore e dimensione. «Saranno circa 1 milione, ciascuno in una scatoletta trasparente». Un uomo in ginocchio con il simbolo della pace, una formica sulla zattera, fiori fantasy, cigni, un pupazzetto fatto di barilotti, sculture grandi e piccole, mostre itineranti. Finché qualcuno non lo ha segnalato alla casa madre danese e, dopo qualche mese di colloqui, Riccardo è stato nominato professionista certificato. Master builder. Maestro di costruzioni. Non significa che è un dipendente della Lego, ma che può usare il logo ufficiale. «Siamo solo 14 al mondo».
Da qualche parte, però, conserva ancora un vecchio sacco «con un bel miscuglio di pezzi che non sai mai cosa puoi trovarci, ogni volta che ci metto le mani mi sembra di tornare bambino».