Il Sole 24 Ore, 27 settembre 2016
Clinton e Trump, gli opposti duellano in tv
Da ieri notte è partito in America lo sprint finale per la Casa Bianca 2016, lo scontro diretto fra Hillary Clinton e Donald Trump. Nel piccolo stadio coperto della Hofstra University a Hampstead a Long Island, poco fuori New York, c’erano assiepati 300 studenti e 400 invitati con un livello di tensione altissimo e 100 milioni di spettatori a casa.
In passato non si era mai avuto un confronto politico che proponesse soluzioni talmente divergenti per il Paese. Il tema centrale che è poi il primo tema in discussione, riguarda le condizioni di salute dei valori americani, il titolo è “America’s Direction”, la direzione dell’America. E non si sono mai avute indicazioni più diverse in termini di valori come in queste elezioni. Non si sono mai messi in discussione i valori di fondo ereditati dai padri fondatori, valori di apertura, tolleranza, altruismo.
Ma la scelta per una direzione di fondo del Paese è confusa. Oggi i valori più radicati sono messi da parte da Donald Trump per una semplice ragione: «Siamo in guerra – ha detto più volte anche ieri il candidato repubblicano – e in una guerra, quando i terroristi ti attaccano in casa non c’è spazio per le buone maniere». Trump in sostanza propone un passaggio verso l’autoritarismo, Hillary invece è rimasta posizionata sull’immagine che tutti hanno dell’America, un Paese severo, ma non autoritario, all’esterno o all’interno.
Il secondo tema riguarda la prosperità americana. Sappiamo che una buona parte dello scontento deriva dalle difficoltà della classe media, da una crescente sperequazione fra ricchi e poveri anzi, fra super ricchi e il resto del Paese. Trump ha ricette molto drastiche: chiudere le frontiere e obbligare le aziende locali a rimpatriare il lavoro. Può funzionare? Tutti gli economisti sono concordi sul fatto che misure protezioniste potranno solo peggiorare le cose. E proprio in questi giorni dati ottenuti dal censimento americano dimostrano che c’è stato un recupero dei redditi per le classi più povere. Di nuovo, la differenza di fondo riguarda la direzione: apertura contro chiusura. Una direzione nuova visto che tradizionalmente, soprattutto in campo repubblicano si è sempre stati per l’apertura dei commerci.
Ma il tema valori diventa caldissimo per il terzo argomento in discussione, la sicurezza dell’America. E dopo una decina di giorni in cui abbiamo visto esplodere la violenza, sia quella di matrice estremista islamica che quella dell’intolleranza razziale, con l’omicidio di due afroamericani disarmati da parte della polizia, il dibattito sulla sicurezza e su come conciliare i valori americani con la necessità di proteggersi, diventa centrale nell’intero processo elettorale.
La paura a Chelsea, a Manhattan e a Seaside in New Jersey per le bombe piazzate da un seguace del predicatore islamico americano Alwalaki, le immagini di dimostrazioni, incendi, furti nei negozi e supermercati, lo stato di emergenza con la mobilitazione della guardia nazionale a Charlotte in Carolina del Nord, sono ricordi ancora freschissimi negli americani, di appena pochi giorni fa.
Non c’è dubbio che lo scontro di ieri imposterà il dialogo e il confronto non solo per gli altri dibattiti, ma per l’intero Paese chiamato a scegliere. Un Paese certamente non felice, impaurito dall’idea di aver perso il “sogno americano” e dunque a un bivio fra la continuità e un salto nel buio.