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 2016  settembre 27 Martedì calendario

Una mostra a Montpellier per capire chi era Bazille, l’impressionista che amava la vitalità

Nel ritratto del 1867 che gli fece il coetaneo Auguste Renoir, il pittore Frédéric Bazille dimostra più dei suoi 25 anni. Seduto, barba lunga con pizzetto, tavolozza e pennello in mano, sta ultimando un quadro. Da cinque anni vive a Parigi, dove è venuto dalla natia Montpellier per studiare Medicina. Ma il richiamo della pittura è più forte e il giovane si dedica totalmente ai colori. Frédéric agisce d’impulso e dicono che in questo somigli alla madre. Il padre, notabile di Montpellier e ricco possidente, invece viene descritto come una persona estremamente raziocinante.
La «conversione» di Bazille (1841-1870) avviene dopo avere visto i lavori di Eugène Delacroix. Nel 1862 ai corsi di Charles Gleyre impara il disegno e la pittura accademica. I suoi compagni d’avventura si chiamano Monet, Renoir e Sisley. Significativo, in questo senso, il dipinto L’atelier di Bazille, lo studio condiviso, dal gennaio ’68 al maggio del ’70, dall’artista di Montpellier e da Renoir. Descrizione: «Al centro si trova Bazille, con la tavolozza in mano (scrive al padre: “Manet ha dipinto la mia persona”). Manet, che indossa un cappello, osserva la tela sul cavalletto. Sulla destra, Edmond Maître, amico di Bazille, siede al pianoforte. Sopra di lui, una natura morta di Monet sta a ricordare che Frédéric lo aiutava finanziariamente acquistandogli alcune tele».
Bazille è amato dai colleghi non solo per la sua generosità, ma anche per il suo carattere cordiale. Tant’è che il suo atelier, fra i mercatini di Batignolles, spesso sostituisce il Café Guerbois – dove si riuniscono gli amici che amano l’ en plein air di Boudin – per diventare un punto d’incontro degli artisti che, più avanti, daranno vita all’Impressionismo. Purtroppo il carattere impulsivo dell’artista – di cui s’è accennato – sarà la causa della sua morte a soli 29 anni. Infatti allo scoppio della guerra franco-prussiana del 1870, Frédéric parte, volontario, per il fronte, nonostante gli amici facciano a gara per dissuaderlo. E a Beaune-la-Rolande, il pittore è fra i primi a cadere.
Nella sua breve vita Bazille dipinge una sessantina di quadri: 45 di essi sono adesso esposti – assieme a una settantina di opere di Delacroix, Corot, Courbet, Fantin-Latour, Cézanne, Monet, Renoir, Manet e Sisley – al Museo Fabre di Montpellier (Bazille, la giovinezza dell’Impressionismo, sino al 16 ottobre). Un’esposizione parallela di moda del tempo (l’artista indossava spesso pantaloni a scacchi, in voga) e oggetti preziosi (sezione Arti decorative del Fabre e all’Hôtel Cabrieres Sabatier d’Espeyran) completa la panoramica sulle radici dell’Impressionismo.
Dalla città natale, la rassegna – curata da Michel Hilaire, Paul Perrin, Kimberly Jones, Marie Lozòn de Contelmi e Stanislas Colodiet – proseguirà per Parigi (Musée d’Orsay) e Washington (National Gallery of Art). Nello scandaglio dell’opera di Bazille non mancano le scoperte. Talvolta Frédéric dipinge sopra un quadro di cui non è più convinto. Sotto Rooth e Booz, per esempio, è stata trovata la R agazza al pianoforte; quadro che, secondo alcuni critici, ha influenzato Degas e Manet.
Certo anche se la presenza dell’artista è stata come una meteora, ci si accorge di come egli resti una figura importante nel gruppo che va formandosi e che, dal realismo e dall’accademismo presente nelle scuole di pittura (compresa quella di Charles Gleyre), approda a un impressionismo iniziale, sino a conviverci. Bazille muore nel 1870; quattro anni dopo si terrà la prima esposizione ufficiale del gruppo.
Frédéric è un enfant prodige. Brucia le tappe e ben presto riesce ad avere uno stile riconoscibile – anche se ancora in fieri – soprattutto quando dipinge sulle rive di Lez, dove la sua famiglia (protestante del Midi) possiede una tenuta a Méric, paradiso della sua infanzia.
La sua «scoperta»? Un mélange tra la figura umana stilizzata e il paesaggio. Si vedano Il vestito rosa (1864), Riunione di famiglia (1867), Vista di Castelnau le Lez (1868), Bagnanti (1869). Anche i ritratti intimi hanno una resa straordinaria. Si veda Grande nudo disteso (1864), dipinto l’anno dopo l’ Olympia di Manet. La protagonista di quest’ultimo si mostra altera e provocante? Quella di Bazille è pudica e distoglie lo sguardo dallo spettatore. Ed ecco, ancora, di Frédéric, La toiletta (1869) e Dopo il bagno (1870), due lavori di grande attrattiva: «Voglio dipingere l’epoca moderna che trovo più vitale per gente vitale» scrive alla madre. Vitalità spenta, purtroppo, su un campo di battaglia.