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 2016  settembre 26 Lunedì calendario

Apre a Torino la prima bottega che vende i prodotti dei carcerati

In via Milano, a pochi metri dal Municipio, stanno terminando i lavori di un cantiere molto particolare. I fogli di carta che schermano le vetrine, lasciano intravedere pochissimo, al massimo qualche bagliore di luce al neon e sbuffi di polvere bianca a eccezione del logo che spicca all’ingresso «FreedHome – Creativi Dentro». Si chiama così il negozio, inserito nel complesso monumentale di piazza Palazzo di Città, opera di Lanfranchi e Juvarra, che inaugurerà ai primi di ottobre. All’interno, detenuti e agenti di polizia penitenziaria stanno lavorando insieme grazie a un progetto sposato dal Carcere di Torino cui il Comune ha dato il locale in comodato d’uso.
Brutti e Buoni, Banda Biscotti, Dolci Evasioni, Sprigioniamo Sapori, Cibo Agricolo Libero e Dolci Libertà: sono solo alcuni dei nomi fantasiosi delle 13 realtà d’impresa, tra cooperative e associazioni, raccolte intorno al nuovo marchio e che lavorano con 45 carceri italiane. «Si tratta di prodotti di alta qualità – dice Gianluca Boggia, presidente di Extraliberi e coordinatore del progetto – dal pane, ai biscotti, ai formaggi, al vino fino ai prodotti siciliani a base di mandorle. FreedHome è il primo negozio in Italia che nasce in maniera permanente e non estemporanea come attività commerciale e luogo di visibilità delle produzioni carcerarie. Non sarà quindi la solita iniziativa natalizia, ma saranno messi in vendita prodotti provenienti sia da Torino sia da tutti gli altri istituti di pena italiani, molti dei quali sono già fornitori di Eataly o delle botteghe di Altro Mercato».
Nel negozio di cui potranno occuparsi anche i detenuti, sarà presente tanto cibo, ma anche articoli fashion come i cosmetici prodotti nel carcere femminile di Venezia e le borse griffate «Malefatte», ricavate da banner pubblicitari dai detenuti dell’istituto maschile della Laguna oltre alle magliette stampate con frasi celebri di canzoni che arrivano dal carcere genovese di Marassi e alle serigrafie di Extraliberi. «La scommessa – prosegue Boggia – è di fare impresa in carcere, applicando semplicemente ciò che la legge prevede già da tempo perché il lavoro tra le sbarre aiuta innanzitutto le persone a non tornarci e ad avere un reddito, di cui una parte finisce al carcere per pagare il loro sostentamento, e aiutando infine tutti noi come collettività». Nel cantiere, seguito dall’architetto Marina Massimello, sono impiegati al momento quattro detenuti e due agenti con funzione di sorveglianza.
Per l’assistente Donato Narciso, addetto alla manutenzione, non indossare la divisa è la norma. È lui che segue tra i vari blocchi le persone in grado di affrontare psicologicamente l’avventura all’esterno oltre a svolgere la funzione fondamentale di provvedere a tutti gli interventi tecnici necessari per il funzionamento del carcere. «Sono in servizio alle Vallette dal ’98 e mi occupo già lì di questo tipo di lavoro – spiega l’agente – vivo con i detenuti per un minimo di 6 ore al giorno se non 7 o 8 e stando sempre chiusi all’interno della Casa Circondariale poter partecipare a un progetto del genere è molto gratificante».
Tutti coloro che lavorano al cantiere di FreedHome sono persone che si sono già affiatate prima di uscire e rappresentano di fatto una piccola comunità, non solo una squadra di operai. Carmelo Sole, originario di Ragusa detenuto da 3 anni, sposato da 10 e con 2 figli piccoli, racconta bene lo scarto tra il dentro e fuori e quanto questo non sia altro che la linea di confine personale tra passato e futuro. «Muratura e piastrelle sono il mio mestiere esattamente come accadeva durante la libertà, ma per me è tutta una “prima” esperienza perché sono entrato in carcere per la prima volta e sono uscito per lavorare per la prima volta. Ho fatto un sacco di lavori, poi purtroppo a 37 anni ho fatto una sciocchezza. Adesso sono a metà pena, quando sono in cantiere non penso più niente perché assaporo un po’ di libertà tra virgolette. Anche se tutte le sere torniamo a “pagare” la nostra galera, sono contento perché sono tutte possibilità che ci vengono date per reinserirsi nella società. Per noi è una bella chance».