Corriere della Sera, 26 settembre 2016
Di Maio e Di Battista alla prova tv. Alla fine un po’ noiosetti
Lucia Annunziata in partibus infidelium. Pur di intervistare i dioscuri del M5S, Annunziata si accomoda sul prato del Foro Italico di Palermo, dove è in corso la kermesse Italia 5 Stelle. Ale Di Battista e Luigi Di Maio giocano in casa: In mezz’ora è infatti ospitata in un circolo ritagliato dai membri dello staff pentastellato, con tanto di pretoriani in pettorina fluo che contengono la folla intervenuta. Si alzano le urla «Rai venduta» e poi «Onestà-tà-tà», con Bibì e Bibò che provano a placare la folla.
L’interesse è tutto per il nuovo corso del M5S 2.0 che avanza a passo di gambero e vede il suo futuro in un ritorno alle origini. Con Beppe Grillo che ha chiarito i compiti: «Se devo fare il capo politico, lo farò. Io ci sono a tempo pieno». Nella «fase due» il direttorio è stato ridimensionato? In tv ci andrà «solo chi dovrà parlare di un tema, del nostro programma»?
I «nuovi gemelli» negano, contestano le domande della «dottoressa Annunziata», parlano di un allargamento del direttorio: «Io metto a disposizione del Movimento le mie capacità – sostiene Di Battista – con pregi e difetti, come vale per Di Maio e tante altre persone».
Dibba è più casual, in maniche di camicia bianca e jeans. Di Maio più istituzionale in giacca. L’outfit rispecchia il carattere e il ruolo dei due nel movimento. Si parte su corde sentimentali: «È vero che l’emozione più forte è l’assenza di Casaleggio?», poi si sfiorano toni marzulleschi, «Mi dica i suoi pregi e i suoi difetti». A lungo l’intervista sembra una resa dei conti tra i tre, con i rimbrotti di Annunziata, «Non sia difensivo Di Battista», e le frecciate di Di Maio, «Lei ha una visione della politica novecentesca». Insomma un rinfacciarsi continuo di idee e posizioni espresse in passato.
Lungo tutta l’intervista, Di Battista è più «spaccone», dà su la voce, confessa il suo temperamento irruento, ma sembra avere più feeling con Annunziata: «Lei ha letto Cent’anni di solitudine?», le chiede. «Io ho lavorato tanto in America Latina e capisco tutte le sue citazioni», risponde la dottoressa.
Bibì e Bibò dicono di voler parlare di cose concrete, come il reddito di cittadinanza, l’energia, roba così, ma finiscono per concentrarsi solo sulle querelle interne al movimento, come fosse un partito qualsiasi. Alla fine, un po’ noiosetti e ripetitivi.