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 2016  agosto 30 Martedì calendario

Ecco come morì Lucy, tre milioni di anni fa

Un volo fatale di almeno 12 metri. Forse Lucy si era arrampicata in cerca di frutti. Oppure era in cima a un albero per dormire e sfuggire ai predatori. Oltre 3 milioni di anni fa, nella boscaglia di Afar in Etiopia, in agguato potevano esserci molti animali pericolosi. Ma qualcosa deve essere andato storto. Forse ha mancato una presa, forse un ramo ha ceduto, fatto sta che Lucy sarebbe caduta giù dal cielo. Impossibile non pensare a Lucy in the sky with diamonds, la canzone dei Beatles a cui questo esemplare di Australopithecus afarensis deve il nome, la stessa che risuonava nell’accampamento del gruppo di Donald Johanson ai tempi della scoperta, nel 1974.
Da allora ci siamo affezionati a questo fossile con il nome da ragazza e, nonostante le complicazioni del quadro evolutivo, ci siamo abituati a considerarla come la grande madre dell’umanità. Fa impressione dunque rivivere la sequenza di eventi che l’avrebbe uccisa. A svelarne i dettagli, come in una serie tv dedicata ai «cold case», è un lavoro pubblicato su Nature da John Kappelman dell’Università di Austin e colleghi. I ricercatori hanno studiato le fratture ossee con la tomografia computerizzata ad alta risoluzione, ricomponendo un complicato puzzle di paleo-traumatologia. Hanno eseguito ben 35 mila scansioni e le hanno confrontate con i segni riportati dagli esseri umani precipitati da postazioni elevate. Johanson, il «padre» di Lucy, e altri scettici non sono convinti che sia stato fatto tutto il necessario per distinguere le fratture post-mortem da quelle peri-mortem, avvenute subito prima del decesso, ma altri antropologi lo ritengono invece uno scenario plausibile.
Sembra di vederlo il corpo ricoperto di pelliccia, un metro di altezza per meno di 30 chili di peso, mentre cade dallo stesso livello di un palazzo di 4 piani, schiantandosi al suolo alla velocità di più di 50 km l’ora. Gli psicologi sostengono che quando viviamo situazioni di grave pericolo il tempo rallenta, chissà cosa potrebbe aver pensato lei durante il volo. Giovane adulta simile a noi perché bipede, ma con un cervello paragonabile a quello di uno scimpanzé. Ciò che possiamo immaginare è che il colpo sia stato violento. Prima la botta ai piedi, poi una leggera rotazione del corpo e il tentativo di attutire l’impatto con le braccia.
La posizione di Lucy suggerisce che fosse cosciente. Le fratture sono tante, all’omero, al ginocchio, al bacino, a una costola. Gli organi interni devono essere stati sospinti verso l’alto e danneggiati dalle schegge ossee. La morte sarebbe sopraggiunta rapidamente. Non c’è da stupirsi che Kappelman abbia provato un’intensa empatia, capace di attraversare lo spazio e il tempo. All’improvviso non aveva più davanti solo il fossile completo al 40% che ha cambiato la storia dell’antropologia, ma anche una «persona» ferita e indifesa. Lo scienziato ipotizza che gli stessi adattamenti che hanno consentito a Lucy di camminare eretta l’abbiano resa meno abile nell’arrampicata. Ma secondo Giorgio Manzi, della Sapienza d Roma, queste australopitecine dovevano cavarsela bene con entrambe i tipi di locomozione: «Se i dati saranno confermati da altre analisi indipendenti, si può pensare che sia successo per la paura di un predatore o per una rissa interna al gruppo. Lucy potrebbe essersi spinta troppo in alto, su un ramo sottile che si è rotto».