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 2016  agosto 29 Lunedì calendario

Caro onorevole Di Maio, il rischio zero non esiste

Il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, ieri ha affidato al blog di Beppe Grillo tutta la sua indignazione: «È difficile immaginare che nel 2016 la terra che trema sbricioli ancora le case e uccida». Purtroppo sono ignote manifestazioni o proposte di legge sostenute con dovuta energia o aperte battaglie politiche del Movimento cinque stelle che nel frattempo abbiano sollecitato la «messa in sicurezza del territorio».
Ma è costume delle opposizioni (e delle maggioranze) approfittare di ogni appiglio per guadagnare consensi, e nel caso specifico si sottovaluta che la «messa in sicurezza del territorio» riguarda le case di 24 milioni di italiani che vivono in zone ad alto rischio sismico. Dalla Pianura Padana fino a Messina e lungo l’intera dorsale appenninica sorgono migliaia di città, paesi, borghi e frazioni, e milioni di case, spesso medievali o con alcuni secoli di vita e costruite su aree pericolose. Che un piano serio non sia ancora stato avviato o studiato è imperdonabile, ma è importante avvertire che se partisse domani mattina ci vorrebbero decenni per concluderlo; e alla fine rischi ridotti ma non annullati. I terremoti continueranno ad arrivare, a buttare giù le case, a uccidere. Si può ridurre il danno.
Ad Amatrice si sono viste cose all’apparenza incomprensibili. Due palazzi quasi identici, uno a fianco all’altro, uno crollato, l’altro rimasto in piedi. I tecnici hanno spiegato che sull’Appennino «ogni metro quadrato» ha una sua specificità geologica, e così non bastano gli interventi strutturali, servono studi del terreno palmo a palmo. L’ex sindaco, morto due anni fa per cause naturali, aveva fatto costruire la casa con criteri antisismici ma si è sgretolata e dentro ci sono morte la moglie e la figlia. Su Facebook una ragazza ieri ci segnalava che la casa del padre, in una delle settanta frazioni di Amatrice, è stata ristrutturata per reggere alle scosse e ha retto, ma il padre ha competenze edili ed è ammattito per controllare che si usassero materiali adeguati: purtroppo esistono i furbi e servono controlli severi, complicazione in più. Sempre ad Amatrice, la stragrande maggioranza di crolli e morti riguardano il centro storico, molto antico, e dove gli abitanti (dice un rapporto dei Vigili del fuoco) hanno costruito terrazze e piani abusivi, colpevolmente condonati dal Comune, ma colpevolmente costruiti dai privati.
Insomma, senza una presa di responsabilità collettiva è difficile venire a capo di un’emergenza di queste dimensioni. Roma, per esempio, è considerata zona a bassa pericolosità, ma nei secoli terremoti appenninici hanno provocato morti e danni seri, compreso il famoso crollo di parte del Colosseo. E Roma non ha solamente una quantità infinita di edifici con almeno un secolo e mezzo di vita, ha anche enormi periferie di palazzi costruiti di fretta nel dopoguerra e fino agli Anni Sessanta e Settanta, quando non esistevano norme antisismiche. Soltanto sistemare Roma sarebbe un’impresa, e nemmeno prioritaria. Dopo di che la latitanza della politica è disastrosa. Oggi è obbligatoria la revisione dell’automobile, altrimenti la sequestrano; i controlli della caldaia sono inevitabili: ti arrivano i tecnici in casa. Però non ci sono doveri di verifica strutturale, figuriamoci di adeguamento antisismico. Per questo l’ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli, sabato ha proposto «la carta di identità delle abitazioni», di modo da avere un quadro e cominciare a lavorarci. Secondo Rutelli, «il primo passo è coinvolgere l’Unione europea perché l’Italia è l’unico paese comunitario con rischi sismici così elevati e diffusi». Poi serve che il governo dia la precedenza a edifici pubblici (scuole e ospedali) e collettivi (alberghi, stadi) e poi pensi alle case. Si deve infatti distinguere – torniamo ad Amatrice – fra il collasso delle abitazioni private e quello della scuola, dove pare siano stati usati i fondi antisismici (lo accerterà la magistratura) per rifare il riscaldamento, cambiare gli infissi, inserire il polistirolo isolante: ad Amatrice d’inverno fa un freddo tremendo, i bambini congelavano e le mamme erano furenti.
Tutt’altro discorso è il patrimonio privato: l’ottanta per cento degli italiani vive in case di proprietà; dovrebbero essere loro i primi a preoccuparsi di non restarci sotto. E anche qui, non è facile. Innanzitutto per i costi, ed è opinione condivisa che sono indispensabili forti incentivi e agevolazioni fiscali. Bisogna partire alla svelta, ma anche sapere che sarà un lavoro infinito e gravoso (pensate soltanto alla zona del Vesuvio), e che il rischio zero non esiste.