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 2016  agosto 29 Lunedì calendario

«Amatrice rinascerà. Ancora più bella e gagliarda di prima». La storia di Giancarlo Colangeli, proprietario di una dei due supermercati di Amatrice, che non vuole piegarsi al sisma. Lo riaprirà in un container

Ha appena smesso di tirare giù da un camion almeno duecento cassette di acqua minerale: Giancarlo Colangeli, 58 anni e una camicia zuppa di sudore, è proprietario di uno dei due supermercati di Amatrice. Una macchina da guerra più che un imprenditore. Da quella notte disgraziata lui e i suoi 15 dipendenti lavorano senza sosta per svuotare tutti i magazzini ricolmi di merce.
Racconta Colangeli: «Eravamo alla vigilia del momento cruciale dell’anno: la sagra dell’Amatriciana. I magazzini erano strapieni di merce: guanciale, prosciutti amatriciani, ricotte, pecorini e tutti i prodotti che acquisto dagli allevatori e dai salumifici locali». 
Colangeli è di Antrodoco, un paesino arroccato sui monti del Velino. Comincia lì trent’anni fa con un piccolo punto vendita. E poi si allarga a macchia d’olio, sempre a cavallo tra le provincie di Rieti e dell’Aquila. Apre ad Amatrice. E poi a Montereale e Leonessa. Lui gli abitanti di Amatrice li conosce uno a uno. E non è affatto ottimista: «Il numero dei morti salirà. Mancano all’appello parecchi miei conoscenti».
Colangeli credeva nel business turistico di questo paese arroccato a mille metri di altitudine: «L’anno scorso avevo investito oltre 600mila euro per riammodernare il mio negozio affiliato Auchan. Un lavoro di cui non è rimasto nulla: le pareti si sono sbriciolate, i magazzini schiacciati dai detriti».
Colangeli è salvo per una casualità. Lui vive ad Antrodoco, e in agosto, nel pieno dell’attività imprenditoriale, si trasferisce ad Amatrice e alloggia all’Hotel Roma, l’albergo dove volontari e vigili del fuoco scavano ininterrottamente dalla notte del terremoto. 
«Sono stato trattenuto ad Antrodoco e a Roma per altri impegni», sussurra mentre i suoi uomini lo chiamano per scaricare un altro carico di merce, interamente regalata agli sfollati e ai soccorritori. Riaprirà? «Impensabile per i prossimi sei mesi: il centro storico è raso al suolo».
Una constatazione razionale che però non piega di un millimetro l’ottimismo di questo imprenditore. 
Lui spiega il suo programma per punti. Il primo: «Ha ragione il sindaco: noi non ci faremo piegare dal sisma. Il secondo: sono pronto ad aprire un punto vendita in un container di supporto alla popolazione, se ovviamente me lo concederanno. Terzo: non lascerò da solo nessuno dei miei 15 dipendenti, di cui nove a tempo indeterminato. È un impegno che mi sento di assumere anche se non ne ho ancora parlato con i miei consulenti. Troverò il modo di collocarli negli altri punti vendita».
Già dopo 48 ore, i negozi di Montereale e Leonessa erano stati rimessi completamente in sesto: «Avevamo subito danni alle scaffalature, centinaia di bottiglie sfracellate, ma lavorando sodo siamo riusciti a ripristinare la situazione iniziale». 
Il problema sono i clienti: da Montereale, sul versante aquilano del sisma e da venerdì inserito nei paesi del cratere, chi ha potuto è fuggito. Ma Colangeli il calo degli affari lo ha messo in conto. E non contempla l’idea di una resa. Anzi, annuisce come chi ha in mente un’idea fissa: «Amatrice rinascerà. Ancora più bella e gagliarda di prima».