Corriere della Sera, 29 agosto 2016
La Ferrari viaggia verso Monza con un minimo di ottimismo
Una corsa carica di promesse, una classifica carica di rimpianti. La Ferrari viaggia verso Monza con una sequenza di pensieri positivi raccolti tra le 14 del sabato e le 14.01 di domenica. Una qualifica aggressiva, distacchi ridotti dalla Mercedes, un vantaggio sulla Red Bull (quella di Ricciardo), a parità di gomme. Soprattutto, un guizzo che ha cambiato il panorama tecnico su una pista lunga e complessa. Questo il tesoretto da conservare per la campagna brianzola; questo il patrimonio dissipato alla curva 1.
Alla base, una disattenzione rilevante: Max Verstappen è aggressivo come un tigrotto affamato, aveva la necessità di stare davanti causa gomme più morbide, gode di trattamenti da manica larga da parte dei commissari. Tutta roba trascurata dai piloti del Cavallino. Raikkonen ha lasciato un varco e ha pagato il pegno più alto, nel bel mezzo della sua estate dorata. Vettel ha scelto una traiettoria vagamente masochista, tagliando verso l’interno come se si trattasse di un giro di prova, nessuno nei paraggi. Sostanza: una collisione a tre che ha tolto dai giochi, ancora una volta, le Rosse, abbonate a domeniche un po’ rognate, un po’ avventate, anche quando l’occasione pare più unica che rara.
La Direzione gara, ammesso che fosse presente in Belgio, ha sorvolato; non ha fatto una piega più tardi quando il solito Max si è messo a zigzagare, sui 300 e passa, mentre Kimi tentava il sorpasso. Un gesto di estrema pericolosità che nessun inno al coraggio dei giovani arrembanti può giustificare. Ma ormai era andata, lontani tutti dalla panna montata, con un amaro in bocca da far sparire in fretta.