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 2016  agosto 28 Domenica calendario

Venezia rischia di finire nella lista nera dell’Unesco

L’estate cafona di Venezia – turisti che si tuffano dal ponte di Rialto, affittacamere abusivi, ubriachi in servizio permanente effettivo, immondizia nei luoghi più pregiati e delicati, monumenti trasformati in orinatoi, tende piantate nei campielli, tavolate di picnic sulle rive dei canali – potrebbe essere ricordata come l’ultima, dopo 30 anni, da città inserita nella lista Unesco dei siti «patrimonio dell’umanità».
Dopo un’ispezione e un report molto duri, l’organizzazione internazionale ha dato un ultimatum all’Italia, indicando dieci azioni da intraprendere entro la fine dell’anno per salvare Venezia. In caso contrario, l’Unesco deciderà se inserirla nella «lista nera».«In questi giorni stanno venendo al pettine tutti i nodi di Venezia. Noi li denunciamo da anni», dice Lidia Fersuoch dell’associazione Italia Nostra. È stata lei, con tre lettere tra il 2011 e il 2012, a innescare l’ispezione dell’Unesco. «Sono venuti a mancare – scriveva Italia Nostra – i presupposti per includere Venezia nella lista dei siti culturali di importanza mondiale (...) in quanto il governo italiano e le amministrazioni locali sono venute meno all’impegno di tutela assunto con l’Unesco».
Le doglianze di Italia Nostra riguardavano il fatto che «la laguna è ormai considerata terra di nessuno» e sottoposta a pressione insostenibile da progetti infrastrutturali invasivi come la torre Pierre Cardin (un grattacielo di 60 piani a Porto Marghera), dalla crescente attività portuale e da «un turismo di massa devastante e per nulla regolato, che cancella il modo di vivere peculiare della città e ne espelle gli abitanti».
Venezia ospita 30 milioni di turisti l’anno (secondo gli esperti circa 20 milioni più di quanti ne potrebbe sopportare) e mette a loro disposizione solo otto bagni pubblici: sei chiudono alle 19, due alle 20. Questa situazione rende inarrestabile la fuga dei veneziani: dal 1951 i residenti sono calati da 175 mila a 56 mila. Al netto dei residenti fittizi (per ragioni fiscali e immobiliari) quelli reali sono stimati intorno ai 45mila. In una farmacia in campo San Bartolomeo c’è un contatore collegato con l’ufficio anagrafe del Comune, che aggiorna il declino demografico in tempo reale.
La seconda lettera di Italia Nostra, successiva al disastro della Costa Concordia, si concentrava sulle grandi navi in laguna.L’Unesco non ha mai risposto direttamente a Italia Nostra. Ma nel giugno 2014 la Procura fa arrestare 35 tra politici, funzionari pubblici e imprenditori privati per tangenti sulla costruzione del Mose, il controverso sistema di barriere mobili per difendere la laguna. Lo scandalo ha risalto internazionale. Pochi giorni dopo, nell’annuale congresso a Doha (Qatar), l’Unesco apre il dossier Venezia, approvando una risoluzione con cui pone domande al governo italiano e dispone un’ispezione nel timore di una «irreversibile trasformazione del paesaggio». Nel 2015 arrivano a Venezia tre ispettori internazionali. Hanno studiato tutti i nodi della gestione di Venezia e ne chiedono conto alle istituzioni, alle categorie sociali interessate (per gli aspetti turistici e commerciali), alle associazioni ambientaliste. 
Gli ispettori raccolgono documenti e ascoltano. Dopo alcuni mesi depositano all’Unesco una relazione di 74 pagine («Mission Report/Venice and its Lagoon Italy») molto dettagliata. Allegati una tabella sul declino dei finanziamenti pubblici per la tutela di Venezia (negli ultimi dieci anni da 140 milioni a 10 l’anno) e una galleria fotografica su degrado degli edifici storici, turismo di massa, incuria ambientale, sporcizia. Gli ispettori evidenziano «effetti deleteri sulle caratteristiche intrinseche del sito», in grado di «mettere a rischio l’eccezionale valore universale» di Venezia, che nel 1987 convinse l’Unesco a inserirla tra i patrimoni dell’umanità.
Il report è stato discusso nell’annuale congresso dell’Unesco, un mese fa a Istanbul. A dispetto delle richieste di congelare il dossier, l’organizzazione ha votato un documento ultimativo rivolto all’Italia, che intima «urgenti misure» su cui riferire entro il 1° febbraio prossimo. L’Unesco dichiara «estrema preoccupazione» per «la seria minaccia di deterioramento del sistema, di irreversibile cambiamento della relazione tra città e laguna, di perdita di coerenza architettonica della città storica». Il che farebbe irreversibilmente perdere a Venezia «integrità e autenticità».
Pertanto l’Unesco ha chiesto all’Italia una strategia integrata di sviluppo e turismo sostenibile, limiti di velocità e regole vincolanti al traffico marittimo (sia turistico che commerciale), divieti precisi sulle grandi navi, una moratoria sui progetti urbanistici, un piano di tutela che consideri anche la zona intorno al nucleo urbano, un vaglio internazionale su ogni progetto che possa risultare invasivo. 
L’Italia dovrà provvedere con urgenza e riferire nei dettagli nei prossimi mesi. Nel luglio 2017 l’Unesco esaminerà la situazione nel congresso e valuterà se l’Italia avrà fatto i compiti a casa. «In assenza di sostanziali progressi – conclude il documento dell’organizzazione – la prospettiva è l’inclusione di Venezia nella lista dei siti in pericolo». L’anticamera della cancellazione.