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 2016  agosto 26 Venerdì calendario

Occhi puntati su Jackson Hole. I mercati sono in cerca di segnali

L’orizzonte è piuttosto limpido in questa stagione dalla baita di Jackson Hole, che dà sulle maestose cime del parco nazionale del Grand Teton. Assai meno limpido è invece l’orizzonte dei banchieri centrali che da ieri sera sono volati qui per il simposio annuale della Federal Reserve: i vertici della Fed hanno faticato enormemente a offrire previsioni chiare sulle loro prossime mosse di politica monetaria, alternando temporeggiamenti a indicazioni di nuove e ravvicinate strette. Il credo di trasparenza professato dal presidente Janet Yellen si è di fatto trasformato in una licenza a tenere sulle spine mercati e investitori, in bond e valute come in azioni ieri quasi paralizzate nell’attesa. E la ragione addotta per la confusione – la cosiddetta data dependency, la dipendenza selle scelte dai dati economici – assomiglia sempre più a una ragion di stato, buona per occultare i propri peccati più che per mettere in luce eventuali virtù.
È qui, da questa baita, che oggi parlerà Yellen, con gli occhi di tutti puntati su segnali, diretti o indiretti, dei passi in arrivo. Se cioè l’economia americana e internazionale è in grado di tollerare e beneficiare d’una ripresa del cammino di normalizzazione della politica monetaria dal costo del denaro oggi ancora ultra-accomodante, oppure se le incognite sulla solidità dell’espansione consigliano tuttora soprattutto prudenza. Al momento il mercato scommette su non oltre il 30% di probabilità di una stretta a settembre e non più del 50% di chance di azioni a dicembre, tra polemiche se stia sottovalutando o meno il «rischio Fed».
Se però la storia insegna, il rebus potrebbe rimanere tale. I dati economici affiorati di recente appaiono poco convincenti: ieri i beni durevoli in luglio hanno mostrato una ripresa, con un aumento dell’1,6% degli ordini core, depurati dalle componenti più volatili, ma le consegne sono diminuite dello 0,4 per cento. In sostanza un segnale incoraggiante per il futuro, visto che gli investimenti aziendali sono uno dei talloni d’Achille della ripresa; meno per il presente.
Yellen, nel discorso di questa mattina ad una platea di banchieri e funzionari internazionali dei ministeri delle Finanze, potrebbe così optare per soffermarsi sulle sfide analitiche più che su quelle immediate al cospetto delle banche centrali. In particolare su quello che è stato battezzato «R-star», l’elusiva ricerca di un livello «normale» dei tassi in un mondo dove la «nuova normalità» è segnata da bassa crescita.
Una simile scelta sarebbe anche coerente con la decisione della Yellen, presa all’inizio del suo mandato, di battersi per minimizzare il rilievo politico del simposio di Jackson Hole, cioè come appuntamento da cui aspettarsi annunci di svolte. Questa tradizione aveva visto protagonisti il suo predecessore Ben Bernanke nel 2010, che aveva alluso alla seconda fase del Qe, e il presidente della Bce Mario Draghi nel 2014, che aveva anticipato stimoli a base di acquisti di bond in Europa. Yellen non ha fatto mistero di preferire i luoghi istituzionali per simili messaggi forti, anche disertando platealmente il passato simposio. Mentre ha piuttosto aperto quest’anno le porte del simposio a voci e proteste informali della società civile: ieri una delegazione di ben otto membri del board della Banca centrale ha incontrato rappresentati di “Fed Up”, letteralmente «siamo stufi», che da anni fa campagna per più generosi aiuti all’economia reale.
Sono però gli stessi esponenti della Fed ad aver mancato di rispondere all’appello di ricorrere alle sedi deputate alle decisioni per delineare la politica monetaria. L’ultima riunione del vertice Fomc ha mantenuto ancora una volta aperte tutte le opzioni sul tavolo, segnalando al contempo miglioramenti e debolezze dell’economia. I discorsi di numerosi banchieri centrali statunitensi, in queste settimane, hanno continuato a offrire più una cacofonia di suoni che un auspicato messaggio univoco. A volte il medesimo governatore, è il caso di John Williams della sede di San Francisco, è stato colto nell’indicare un giorno l’avvento di nuove strette dopo la prima e unica dello scorso dicembre, e all’indomani la necessità semmai di inediti stimoli per l’espansione. In questo clima difficilmente Yellen può evitare una grande attenzione alle parole pronunciate a Jackson Hole.
E una richiesta, da parte di mercati, investitori e sempre piu’ anche cittadini, di trovare ispirazione per uno sforzo di maggior chiarezza nei limpidi orizzonti del Grand Teton.