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 2016  agosto 25 Giovedì calendario

Il campionato di calcio greco è stato rinviato per rischio ultras

Uno stopper così, che non perde un colpo e sta sempre incollato all’avversario, servirebbe anche alla nazionale reduce dalle disastrose qualificazioni all’Europeo. Peccato solo che il governo Tsipras e il suo viceministro per lo sport, Stavros Kontonis, per larga parte del calcio greco siano l’avversario numero uno, non certo un compagno di squadra.
L’ultimo tackle di Kontonis è stato durissimo: «Inizio del campionato rinviato almeno fino al 5 settembre. I funzionari di polizia hanno ravvisato seri problemi di sicurezza: la minima scusa potrebbe innescare vasti episodi di violenza». Apriti cielo: è la terza volta che l’uomo di Tsipras butta il pallone in tribuna. Aveva fermato il campionato nel febbraio 2015 e annullato la finale di Coppa nel maggio scorso.
La parola d’ordine del governo è «pulizia». Ma le incrostazioni sono tante e derivano quasi tutte dalla rivalità senza esclusione di colpi tra i grandi club, Olympiacos, Panathinaikos e Paok su tutti: la connivenza tra ultrà violenti e club, la corruzione, legata anche alla questione arbitrale e la crisi economica hanno reso il calcio greco una minaccia per se stesso: Uefa e Fifa monitorano la situazione perché le ingerenze del governo, anche se necessarie, sono un’anomalia che potrebbe costare l’Europa ai club greci.
La replica del presidente della federcalcio, Giorgios Girtzikis, al rinvio del campionato è una dichiarazione di guerra: «Kontonis crede di essere il calcio. Da quando è ministro le sue azioni provano che il suo obiettivo principale è quello di distruggere lo sport greco, strangolare i club dal punto di vista finanziario, annichilire le squadre nazionali e ridurre alla miseria gli atleti».
Tutto qui? No, perché alcuni club tra cui il Panathinaikos di Andrea Stramaccioni, minacciano un ulteriore boicottaggio: il problema dei problemi è la modalità delle designazioni arbitrali e fa capire cosa intenda Kantonis quando parla di «minima scusa che può innescare la violenza». La crisi economica – che ha costretto la Grecia ad andare all’Olimpiade attingendo ai fondi per i Paesi poveri – in tutto questa c’entra poco: «Dieci anni fa la situazione era pressoché identica – conferma Vangelis Moras, difensore del Bari e della Grecia –. La colpa è della federazione che non ha mai cercato di risolvere il problema. In Grecia comandano i presidenti delle grandi squadre, che hanno sempre lasciato passare le violenze dei tifosi. Fermarsi ancora è giusto, il ministro fa bene ad andare fino in fondo: prima o poi altrimenti ci scappa il morto».