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 2016  agosto 25 Giovedì calendario

L’intelligenza artificiale che riscrive le email ci rende più stupidi?

Le prospettive storiche sono importanti per valutare come la tecnologia ha migliorato (o meno) la vita dell’ homo oeconomicus: prima della massiccia diffusione negli uffici del fax, solo negli anni Ottanta, bisognava spedire per posta un documento. In caso di errore, bisognava ripartire daccapo e riaffidarsi al postino. Una Via Crucis. E prima del software word, comparso sempre in quegli anni, le lettere in più copie andavano scritte con la carta carbone sulle macchine da scrivere. In caso di errore c’era da tremare. Certo, potremmo anche notare che in cambio abbiamo perso definitivamente l’arte della calligrafia ma la bilancia, per molti, sarebbe ancora pendente verso il miglioramento. Ora la notizia riportata da Wired Usa che una società che si chiama Boomerang (un nome che potrebbe essere considerato uno scherzo del destino) ha lanciato un nuovo sistema di intelligenza artificiale capace di suggerirci come cambiare la nostra email per aumentare le probabilità che venga letta potrebbe anche essere collocata in questo cammino prodigioso verso il continuo miglioramento, quasi una tensione verso la perfezione. Il sistema, secondo le promesse, sarebbe capace di comprendere se abbiamo sbagliato tono, se l’argomento può essere presentato in modo più suadente o se dovremmo dilungarci di più in spiegazioni. Google sta lanciando un sistema di risposte automatiche «personalizzate», mentre un’altra start up, Crystal, andrebbe a recuperare le informazioni sul mittente per consigliare un approccio sulla base della sua personalità. La tecnologia ha senso solo se semplifica la vita, d’accordo. E potremmo anche convenire che Internet in definitiva è una specie di Usac, ufficio semplificazioni affari complicati. Una manna contro la burocrazia. Ma senza cadere nell’errore a lungo rinfacciato, a torto, a Rousseau di avere alimentato troppo il mito del buon selvaggio contro il progresso, potremmo anche iniziare a domandarci se non sia rischioso affidarci a una macchina (che le complicate intelligenze artificiali non si offendano) anche per capire il collega, il vicino o il nostro interlocutore di lavoro. Il prossimo passo potrebbe essere chiedere a una macchina il consiglio sulla persona migliore con cui uscire, cosa che peraltro già un po’ facciamo con i social network. Nessun luddismo, per carità. L’analfabetismo di ritorno è una figura retorica fin troppo abusata e si dimentica spesso che in Italia è solo grazie alla Rai, cioè alla vituperata tv, che abbiamo superato il multilinguismo dei dialetti locali. Ma quando alcuni disfattisti antiprogresso ci consigliavano di non usare le calcolatrici per evitare di dimenticare anche come si fa una semplice divisione non avevano poi tutti i torti.