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 2016  agosto 25 Giovedì calendario

Sulla spiaggia di Nizza una donna è stata fatta svestire e multata

All’ingresso della spiaggia libera di Nizza, a pochi metri dalla Promenade des Anglais dell’attentato del 14 luglio, c’è affissa l’ordinanza che vieta i vestiti «non rispettosi del buon costume e della laicità». Sulla base di quel testo, martedì mattina intorno alle 11 quattro agenti municipali armati sono scesi tra i bagnanti e si sono rivolti a una donna che, dopo essere uscita dall’acqua, stava distesa sui ciottoli (a Nizza non c’è sabbia) con un velo sui capelli e una tunica turchesi, e dei legging neri fino alle caviglie.
Nelle fotografie la donna si toglie la tunica davanti agli agenti. Il municipio di Nizza ha precisato ieri che «la signora si è voluta togliere da sola la tunica per mostrare che aveva un costume da bagno. Il poliziotto le ha detto che doveva mettersi in tenuta da spiaggia, o andarsene. La donna ha preferito andarsene», dopo essere stata comunque multata di 38 euro.
Questi scatti hanno rilanciato una polemica che domina il dibattito politico in Francia da settimane, in seguito alla prima ordinanza «anti burkini» del sindaco di Cannes, David Lisnard, emessa il 28 luglio. L’idea è che si debba censurare la censura: se alcune donne musulmane sono costrette a coprirsi e a negare il proprio corpo anche al mare, occorre negare quella negazione.
Nei primi giorni il divieto del burkini è sembrato raccogliere molte critiche nel mondo anglosassone e molti consensi in Francia. Dopo l’episodio di Nizza, la destra continua a essere favorevole mentre la sinistra si divide, nonostante il premier socialista Valls qualche giorno fa abbia detto di «comprendere» la decisione dei sindaci.
In astratto, proibire i vestiti islamici in spiaggia sembra un’azione di contrasto contro l’oscurantismo e l’invadenza dell’islamismo radicale. In concreto, mandare poliziotti armati a rimproverare una donna sola, inoffensiva, che sta riposando sulla spiaggia, appare un’azione sproporzionata e di certo poco collegata alla lotta contro il terrorismo. Il collettivo «Osez le femminisme» ha protestato con un comunicato nel quale sostiene che «con queste misure le donne di confessione musulmana sono le grandi perdenti, vittime di atti di umiliazione, su un fondo di razzismo e di sessismo».
Alcuni sospettano che le foto di Nizza siano una messinscena, una provocazione, ma l’agenzia che le ha diffuse assicura che il suo fotografo si è imbattuto per caso nell’episodio vedendo il gruppo di agenti municipali, e ha ripreso il fatto da un centinaio di metri usando il teleobiettivo.
Il punto non è più il burkini, il costume integrale che copre il corpo della donna dalla testa ai piedi, ma qualsiasi tenuta che richiami la tradizione islamica e non i costumi da bagno occidentali. In Francia il velo sembra ormai proibito non più solo nelle scuole, ma di fatto anche in spiaggia. Solo che il principio della laicità si applica nei luoghi dove si esercita l’autorità pubblica, non per strada o al mare.
A Cannes, gli agenti sono intervenuti in spiaggia per intimare a Siam, 34 anni, di togliere il velo che aveva sui capelli. «Mi hanno umiliata, i miei bambini piangevano». Tra i bagnanti, qualcuno ha preso le sue difese, altri hanno applaudito i poliziotti dicendo «la Francia è un Paese cattolico, se ne torni a casa sua!». La signora è di Tolosa, e citerà in giudizio il Comune di Cannes.
Oggi alle 15 il Consiglio di Stato, massima giurisdizione amministrativa, esaminerà la questione. In ogni caso, secondo David Thomson, esperto di terrorismo, «le foto di Nizza alimenteranno la propaganda jihadista per anni».