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 2016  agosto 25 Giovedì calendario

Il patto segreto di Vivendi

Vincent Bolloré, l’onnipresente magnate francese, e Stéphane Richard, amministratore delegato di Orange, il principale operatore telefonico d’Oltralpe, starebbero negoziando un accordo segreto. Una sorta di scambio: Bolloré, che controlla Vivendi, e su quel fronte è in difficoltà (perfino sull’accordo raggiunto con i Berlusconi), aprirebbe la porta del colosso dei media a Orange. E in cambio cederebbe una parte delle sue azioni in Telecom Italia all’operatore francese, che (è il segreto di Pulcinella) vuole espandersi in Italia, nonostante che a ogni conferenza stampa uno stizzito Richard lo neghi fino alla nausea.
Fantafinanza? L’indiscrezione è apparsa ieri in un articolo del sito di Challenges, il settimanale economico francese, che in genere non le spara. Da Orange è arrivata subito la smentita di «una qualsiasi intesa segreta con Vivendi». Sta di fatto che la ricostruzione non è completamente campata in aria, tanto più che nell’articolo si cita un portavoce (anonimo) dell’operatore telefonico («Non è per niente assurdo – dice – riflettere su questo genere di schema»). Di cosa si tratta? Orange entrerebbe nel gruppo Vivendi mediante una ricapitalizzazione della controllata Canal+ (pay tv) arrivando al 20% del capitale. Bolloré, si sa, è in difficoltà con Vivendi, di cui ha preso i comandi nella primavera 2015. I problemi sono generati da Canal+ France, ex gallina dalle uova d’oro di Vivendi, ma che ormai macina perdite dal 2012.
Canal+ France ha chiuso il 2015 con perdite operative pari a 264 milioni di euro. Dopo le cose sarebbero andate ancora peggio: oggi se ne dovrebbe avere un’idea più precisa, perché Vivendi presenterà i risultati del primo semestre. Gli analisti pensano che forse stavolta l’abile Bolloré ha fatto un passo più lungo della gamba, perché una televisione non è una società di logistica in Africa o Autolib, alcune componenti del suo impero. Ma qualcosa di più complesso. Non solo: l’accordo concluso con i Berlusconi per accaparrarsi Mediaset Premium e iniziare a mettere un piede nel Biscione non funziona. E ha portato allo scontro con il Biscione. Oggi il cda di Vivendi da un lato rivendicherà la correttezza nei rapporti con Mediaset (a Parigi sostengono che i dubbi sui numeri del piano industriale della pay-tv siano stati sollevati con la controparte ben prima di luglio), ma si dichiarerà aperto a trovare nuove soluzioni. L’intenzione sarebbe quella di far entrare un fondo (ce ne sarebbero due interessati) che permetta a Vivendi come a Mediaset di non consolidare le perdite di Premium. Ma resta il rischio del contenzioso legale aperto da Mediaset e da Fininvest, per un totale di 2 miliardi.
Insomma, l’arrivo di nuovi investimenti in Vivendi potrebbe essere solo salutare. Da parte sua, Orange è adesso a caccia di contenuti per i propri smartphone, che la corazzata Vivendi potrebbe fornirgli. Secondo Challenges, l’accordo si chiuderebbe con un favore di Bolloré a Richard: gli cederebbe una parte delle sue azioni in Telecom Italia (ora ha il 24,9%). Sarebbe il momento ideale per Orange dato che l’azione dell’operatore italiano ha perso più del 30% dall’inizio dell’anno. Ma restano varie incognite. Lo Stato francese rimane potente all’interno di Orange (ne controlla il 13,4% in diretta e il 9,6% attraverso BpiFrance). E così François Hollande, lo stesso che in un libro appena uscito definisce Bolloré, amico di Nicolas Sarkozy, «pirata» e «cattolico integralista», dovrà dire la sua. Lo Stato aveva già fatto saltare una trattativa di Richard con Martin Bouygues, per recuperare il controllo di Bouygues Télécom.
Da sottolineare: a consigliare Richard sarebbe il banchiere d’affari Jean-Marie Messier. Era lui alla guida di Vivendi all’inizio degli anni Duemila, quando il gruppo sfiorò la bancarotta.