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 2016  agosto 23 Martedì calendario

Le tasse sugli immobili sono cresciute del 30 per cento in cinque anni

Il nuovo fronte di guerra interna nel Pd è sul fisco. «Noi stiamo riducendo le tasse. Per i cittadini, troppo poco. Per alcuni politici, invece, le stiamo riducendo troppo. Non è fantastico?», scrive Matteo Renzi nella sua ultima e-news. E mette nel mirino la minoranza interna al suo partito, che – dice – con le sue uscite gli fa «mettere le mani nei capelli».
È stato infatti Roberto Speranza, due giorni fa, a contestare le scelte del governo: «Inseguire ancora la riduzione fiscale rischia di essere un errore per la ripresa», dice il leader dell’area bersaniana, secondo il quale, invece di ridurre le tasse occorre puntare sugli investimenti. «Autorevoli esponenti della maggioranza (precisamente esponenti della minoranza del mio partito) – sferza il premier – intervengono per dire che bisogna smetterla di ridurre le tasse. Perché una parte dei politici italiani pensa che ridurre le tasse sia un errore». Per lui, invece, «ridurre le tasse è una priorità per l’Italia», e «numeri alla mano» è quanto il suo governo sta facendo e «continuerà a fare», rivendica facendo l’elenco: dagli 80 euro agli incentivi del Jobs Act, dall’Imu e Irap agricola alla Tasi sulla prima casa. Fino alla riduzione della tassa aeroportuale che ha consentito l’importante investimento di Ryan Air in Italia.
Speranza, punto sul vivo, replica piccato: «Il tema del fisco è molto serio e non si può affrontare con le caricature come in queste ore fa purtroppo il segretario del Pd nei confronti della sua minoranza interna», scrive su Facebook. «Per me – prosegue – se togli la tassa sulla prima casa anche ad un miliardario, come purtroppo abbiamo fatto, commetti un errore grave».
La minoranza Pd difende un regime fiscale che ha introdotto una patrimoniale di fatto, concentrata sugli immobili e che costa ai contribuenti 11,4 miliardi di euro all’anno. Il calcolo arriva da un’analisi fatta ieri dal Centro studi ImpresaLavoro. Le misure introdotte dal governo, quelle criticate da Speranza, hanno comportato un calo del gettito fiscale dagli immobili del 6%. Quest’anno si attesterà a 49,1 miliardi. Ma rispetto al 2011 le tasse sulla casa sono cresciute del 30,2% pari, appunto, a 11,4 miliardi. Ad avere subito il maggiore incremento dal 2011 a oggi è la quota patrimoniale del prelievo, più che raddoppiata, mentre gli atti di trasferimento sono calati del 29% e quelle sul reddito immobiliare sono rimaste stabili, nonostante l’introduzione della cedolare secca sugli affitti.
«Nonostante l’abolizione della Tasi sulla prima casa – ha spiegato Massimo Blasoni, presidente del Centro Studi ImpresaLavoro – la tassazione sugli immobili nel nostro paese continua ad essere del 30% più elevata rispetto al 2011. Si tratta di una vera e propria patrimoniale operata a danno di quello che molte famiglie consideravano un vero e proprio bene rifugio», che ha generato «incertezza deprimendo consumi e domanda interna».