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 2016  agosto 23 Martedì calendario

«Lei non sa chi sono io». Se la Streisand se la prende con Siri, l’assistente vocale dell’iPhone

La versione 2.0 del «lei non sa chi sono io», imperitura e sempreverde tentazione dei (più o meno) famosi di ogni angolo del globo, ha assunto le sembianze, e la voce, di Barbra Streisand. Una che – sia chiaro – in quasi 60 anni di carriera ha fatto di tutto: è tra le pochissime persone (12) ad aver vinto Oscar, Grammy, Emmy e Tony award, ed è la prima artista nella storia a piazzare un suo disco in cima alle classifiche in sei decenni diversi. C’è una cosa che però – ha spiegato lei stessa alla radio americana Npr – continua a mandarla in bestia: il fatto che, nonostante lo abbia spiegato da quando calca i palchi, qualcuno possa sbagliare la pronuncia del suo cognome. «Si dice “Streisand” con la [seconda] “s” morbida, come sabbia sulla spiaggia», ha scandito, sorridendo, al conduttore Scott Simon. A sbagliare in modo così insopportabile – pronunciando la seconda, fatidica «s» in modo duro – era, ed è, Siri, l’assistente vocale di Apple. Dopo aver constatato – non è esattamente chiaro come: chiedendo a Siri chi fosse la più brava del reame? – il reato di lesa maestà, Streisand ha pensato che fosse necessario intervenire. Ha chiamato il capo di Apple, Tim Cook, e segnalato l’errore. Ricevendo in cambio l’assicurazione che, nella prossima versione, l’incauta assistente vocale pronuncerà non solo il nome (senza la seconda «a», come deciso sin dal 1960), ma anche il cognome dell’artista in modo corretto. Presa dall’entusiasmo, Streisand ha anche rivelato la data in cui questo avverrà, con la nuova versione del sistema operativo iOS, «dal 30 settembre»: e se non fosse una geniale mossa di marketing, la cantante, attrice e regista potrebbe aggiungere al cv la qualifica di «rivelatrice di segreti aziendali». Non, però, quella di esperta hi tech: da 3 anni, per insegnare a Siri la pronuncia di un termine, basta dirle «Non si pronuncia così», e spiegarglielo. Una soluzione per chiunque sospetti che, in fondo, un nome non meriti le attenzioni dell’erede di Steve Jobs.