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 2016  agosto 23 Martedì calendario

Una giornata sulla Garibaldi con 400 marinai anfitrioni e qualche alieno

Marco Galluzzo per Il Corriere della Sera
A bordo della nave Garibaldi i 400 marinai, donne e uomini, imbarcati sull’incrociatore italiano si riconvertono per un giorno. Scortano i giornalisti sul ponte, spiegano che possono decollare e atterrare in contemporanea sino a otto elicotteri, sono a loro modo anfitrioni: hanno allestito una grande sala stampa nell’hangar della nave, cercano di prevenire le esigenze dei cronisti, ogni tanto comprensibilmente, sbuffano: «Sa, questo non è il nostro mestiere».
Il mestiere dell’equipaggio della portaerei Garibaldi è la missione Sophia, è flagship dell’operazione, che sulle acque del Mediterraneo serve al contrasto e alla prevenzione del traffico di esseri umani. Un caffè al bar della nave costa 10 centesimi, e la vita, nonostante l’anomalia di un giorno, prosegue. Due ore prima dell’arrivo dei tre leader, mentre sul ponte si finisce di allestire il palco della conferenza, su un altro spicchio della nave è in corso un’operazione di salvataggio: uomo in mare, barella, soccorso, prime cure, ma è solo una simulazione.
«Obbedisco», il motto di Garibaldi, è stampato a caratteri cubitali in molte della sale della nave, capienza massima 577 marinai, lunghezza 180 metri, una linea di volo sino a 18 aeromobili, bandiera di combattimento consegnata a ottobre del 1987, e custodita in una teca, come da prassi.
Ogni tanto passa, ma sembra un alieno, qualche fuciliere di marina, il corpo dei Marò. Anche i sommozzatori, intorno alle coste di Ventotene, segnalano le forze speciali, ma è una presenza discreta, quasi impalpabile. A domanda specifica sui corpi speciali i marinai della Garibaldi glissano: «Sono qui da poco».
Se richiesti i dettagli dell’operazione Sophia, di cui la Garibaldi è ammiraglia, vengono in qualche modo protetti. È materia riservata, il Contrammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto alle domande oppone un cortese no comment, lui comanda anche le operazioni di una fregata spagnola, di due navi ausiliarie tedesche, una nave oceanografica inglese, un sottomarino greco, due aerei da ricognizione.
Alle sei del pomeriggio, all’orizzonte, appaiono i tre elicotteri che trasportano Renzi, Merkel e Hollande. Sono già decollati due volte, da Capodichino e da Ventotene. Gli elicotteri sono EH101, fabbricazione Augusta-Westland, in una versione leggermente più comoda e confortevole visti gli ospiti. I piloti sono della Marina, hanno una speciale preparazione per atterrare in fazzoletti di asfalto, anche sulle fregate

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Il menu a bordo
Trofie, orata e basilico
Salmone alle erbe aromatiche
Frutta
Mousse di ananas
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Francesca Schichi per la Stampa
 La cancelliera in giacca verde acqua e pantaloni bianchi si gira appena verso Renzi e sorride annuendo, quando lui indica l’isola di Santo Stefano, il carcere che rinchiuse Pertini, e dice «anche questa è Europa». Davanti a loro, una distesa di seggiole pieghevoli in tela bianca per i giornalisti; sullo sfondo, la sagoma dell’isola di Ventotene, a un braccio di mare, lì dove sono appena stati dopo aver deposto un fiore e un pensiero sulla tomba di Altiero Spinelli. E tutto intorno, una brezza leggera che, lì in alto, al largo, sul gigantesco ponte volo della portaerei Garibaldi adattata a fare da insolito scenario dell’incontro, scompiglia le bandiere dei loro Paesi più quella blu della Ue.
Voleva portarli a tutti i costi a Ventotene, Renzi, nella culla dell’Europa unita. Difficile offrire tutte le garanzie di sicurezza nella piccola isola di tre chilometri per uno che moltiplica in questi giorni la sua popolazione grazie all’invasione dei turisti: e allora, l’idea di sfruttare la grande nave della flotta italiana, in servizio dal 1985, prima come portaelicotteri di lotta anti sottomarini, poi come portaerei impegnata in Somalia come nella guerra del Kosovo, in Libano come in Libia nel 2011 e, oggi, nella missione Eunavformed Sophia. Prestata per un giorno al vertice a tre che vuole «rilanciare dal basso» la Ue.
E allora, il suo grande hangar decorato con bandiere di vari Paesi, dove campeggiano le scritte «Nave Garibaldi Obbedisco», viene convertita a mega sala stampa per gli oltre 150 cronisti di varie nazionalità con grande schermo e wifi che non funziona, mentre, per un giorno, i 400 uomini e donne dell’equipaggio, in divisa verde e blu, abituati ad aiutare migranti in mare si convertono in premurosi assistenti perché il vertice riesca al meglio possibile. Un appuntamento cominciato già a Capodichino, con l’accoglienza di Renzi dei due leader stranieri in aeroporto - il picchetto dedicato alla Merkel lo fanno i lancieri di Montebello, curiosamente il corpo che dopo l’8 settembre del 43, difese Roma e fu annientato dai tedeschi - e li accompagna in elicottero al camposanto di Ventotene. Visita blindata e super protetta, tra curiosità e qualche fastidio dei turisti, e nuovo trasferimento in elicottero sull’incrociatore. Conferenza stampa sotto il sole e cena. Un altro incontro in alto mare, dopo quello tra Bush e Gorbaciov nel 1989. Quello sancì la fine della Guerra Fredda. Ora, più modestamente, vorrebbe raddrizzare una Europa fuori rotta.

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