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 2016  luglio 30 Sabato calendario

I tradizionalisti contro Francesco

Ci hanno provato con Benedetto XVI. E adesso ritentano con la figura di Giovanni Paolo II: contrapporre Francesco ai due predecessori, come se avesse deviato dal loro corso dottrinario e rischiasse di portare la chiesa cattolica alla deriva. Il fronte del mugugno e del dissenso è sempre esistito. Ma ultimamente si sta allargando, nutrendosi della paura del terrorismo di matrice islamica e della cautela nelle denunce di Jorge Mario Bergoglio, quasi fosse una mancanza di coraggio; dell’ostilità all’immigrazione; e del contenuto di esortazioni come Amoris laetitia. Il blog cattolico ultraconservatore Corrispondenza romana accusa Francesco addirittura di favorire «la demolizione programmatica del matrimonio e della famiglia».
Ci sono alcuni politici, banchieri e perfino alti prelati che sottovoce parlano in modo liquidatorio dello stile del primo pontefice sudamericano: quasi la provenienza geografica fosse in sé un handicap. Un’eco è arrivata in questi giorni dalla stessa Polonia. Piotr Mucharski, caporedattore di un giornale cattolico, ha rivelato a Tv2000, l’emittente della Cei, che nelle chiese «è stata letta la lettera dell’episcopato polacco in occasione della Giornata mondiale della gioventù. Non viene mai nominato Papa Francesco, ma per tre volte si cita Giovanni Paolo II, come se fosse ancora lui il pontefice...». Vengono in mente alcune stanze vaticane nelle quali le foto di Francesco sono affiancate a quelle di Josef Ratzinger, il «Papa emerito» che si è dimesso.
D’altronde, in quella nazione dove il binomio polacco-cattolico è automatico, tradizionalismo e xenofobia sono fortissimi. Nonostante gli stranieri siano appena lo 0,5 per cento della popolazione, le parole d’ordine papali sull’accoglienza ai migranti vengono vissute con ostilità. In Italia la fronda punta più su presunti cedimenti dottrinari. Spuntano appelli a «prelati e movimenti silenziosi» perché resistano all’insegnamento di Bergoglio. I firmatari sono 45 tra teologi, filosofi, storici e «pastori di anime». Il loro documento, di tredici pagine, è stato spedito all’ex segretario di Stato vaticano, Angelo Sodano, decano del Sacro Collegio, e ai 218 cardinali e patriarchi. I firmatari chiedono «di inoltrare al Santo Padre la richiesta di ripudiare gli errori presenti nel documento in modo definitivo e finale, e di dichiarare autorevolmente che non è necessario che i credenti credano a quanto affermato dall’ Amoris laetitia».
La lista è apparsa il 22 luglio sul National Catholic Reporter, settimanale statunitense. E dietro di loro si intravede una filiera di vescovi e cardinali disseminati tra Europa, Africa e Americhe che elencano quasi quotidianamente quelle che a loro appaiono contraddizioni e sbavature di Francesco. Al punto che intellettuali cattolici come Rocco Buttiglione sono scesi in campo sulle pagine dell’ Osservatore romano per difendere il contenuto di Amoris laetitia. Non era la prima volta. Già il 30 maggio Buttiglione aveva spiegato che quel testo non era una rottura con la tradizione. Nei giorni scorsi ci è tornato con un articolo ironico sui «sapienti» che mostrano di non capire il Papa. Si intravede soprattutto il fastidio per il tentativo di mettere Francesco e Giovanni Paolo II l’uno contro l’altro.
Buttiglione vuole impedire che Karol Wojtyla, di cui il filosofo cattolico era uno dei consiglieri più apprezzati, venga arruolato strumentalmente dagli avversari di Bergoglio; e le sue parole piegate alla vulgata di un Papa argentino disinvolto sulle questioni dottrinali. «Alcuni sapienti fanno fatica a intenderlo, lo criticano, l’oppongono alla tradizione della Chiesa e in modo particolare al suo grande predecessore san Giovanni Paolo II...», ha scritto. L’operazione parte da ambienti tradizionalisti come la Fondazione Lepanto e Alleanza cattolica. Ma preoccupa perché evidentemente incrocia malumori e perplessità più diffusi. Nell’episcopato italiano, e non solo, Francesco è osservato come un capo spirituale che lascia troppo spazio alle interpretazioni.
La questione dei divorziati risposati continua a essere una questione controversa. E il suo rapporto diretto con i fedeli innervosisce una nomenklatura ecclesiastica che a volte si sente criticata e tagliata fuori. Quando in Vaticano si sente dire che Francesco rischia l’isolamento, non è mai chiaro quanto sia assediato il Papa e quanto i suoi critici. Ma di certo alcuni problemi rimangono irrisolti. E agli attriti dottrinali si sta aggiungendo come detonatore il giudizio sull’Islam, nella scia delle stragi terroristiche in Europa. Proprio il National Catholic Reporter, il 22 luglio scorso ha riportato un’intervista del cardinale conservatore Raymond Burke, uno dei critici più duri di Francesco. Secondo Burke, «le nazioni cristiane dell’Occidente debbono contrastare l’influenza islamica».
Per dare forza alla sua tesi ha citato gli esempi delle guerre tra forze musulmane e nazioni cristiane europee, a cominciare dalla battaglia di Lepanto del 1571 e quella di Vienna del 1683 che segnarono la sconfitta dell’Impero Ottomano. «Questi eventi storici», ha aggiunto, «sono riferibili alla situazione di oggi. Nessun dubbio che l’Islam voglia governare il mondo». Burke è stato bacchettato dall’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, in Polonia col Papa. Le tue parole «non sono d’aiuto», gli ha detto. Ma il tema del giudizio sull’Islam fondamentalista esiste. C’è attesa perché Francesco dica qualcosa di più, dopo avere precisato che sebbene sia in atto una guerra, non può essere definita di religione.
Soprattutto dopo l’uccisione in chiesa del parroco di Rouen da parte di due terroristi islamici, però, nel mondo occidentale la voglia di una reazione dura, conflittuale, sta crescendo. L’impressione è che Francesco stia ancora prendendo le misure al fenomeno. Sa che dietro le spinte a condannare il terrorismo di matrice islamica possono spuntare quelle tese a trasferire la blindatura sul piano della sicurezza a uno «scontro di civiltà religiose» che piace tanto ai nostalgici del tradizionalismo ma può fare danni imprevedibili quanto duraturi.