Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  luglio 30 Sabato calendario

Bombe in Siria su un ospedale psichiatrico di Save the Children

Russia e Stati Uniti ancora ai ferri corti su come garantire gli aiuti umanitari alla popolazione dei quartieri orientali di Aleppo controllati dai ribelli e sottoposti ad un duro assedio dalle forze governative. Ma mentre le due potenze planetarie polemizzano tra di loro, le conseguenze della guerra siriana continuano ad abbattersi sui civili. Ieri, nella provincia di Idlib sotto controllo del fronte al Nusra e dei suoi alleati, una Maternità gestita dall’organizzazione Save the Children è stata bombardata, non si capisce se per errore o per aggiungere terrore al terrore. Sta di fatto che secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti umani la clinica sarebbe stata messa fuori uso a causa dei danni subiti.
Forse nel mirino era un comandante ribelle che era andato a trovare la moglie. La Maternità di Kafr Takharim, un villaggio della provincia di Idlib, unica clinica ostetricia della zona, riesce infatti ad assistere 1.350 tra madri e neonati al giorno e a pianificare 320 parti assistiti al mese. Una struttura preziosa in un inferno dominato dalla carenza di tutto. Ora, non si sa né chi abbia sparato, né perché. Sta di fatto che il comandante ribelle sarebbe morto e l’ingresso principale dell’ospedale gravemente danneggiato.
Nella zona di Idlib la controffensiva condotta dalle forze governative con l’appoggio dell’aviazione russa non ha avuto gli sviluppi importanti che ha avuto altrove. Anzi si può dire che la situazione sia attualmente di stallo. Il che in un certo senso favorisce le manovre politiche di Jabhat al Nustra, il fronte islamista nato da una costola di Al Qaeda. Oggi i jihadidsti di al Nusra sembrano aver capito che quel cordone ombelicale con la rete terroristica fondata da Bin Laden prima si recide meglio è, se vogliono entrare nel campo dei cosiddetti ribelli moderati e allungare le mani sugli aiuti degli Stati Uniti. Hanno prontamente cambiato nome. Adesso si fanno chiamare Fatah al Islam, ma gli americani hanno fatto sapere che continuano a considerare l’ex al Nusra un’organizzazione terroristica, e quindi ufficialmente bandita.
Ora, se è vero che la guerra siriana potrà finire soltanto se Stati Uniti e Russia, di comune accordo lo vorranno, bisogna sottolineare che la cooperazione tra le due superpotenze latita mentre la diffidenza cresce. Prendiamo l’ultima iniziativa annunciata da Mosca, d’accordo con il regime siriano: quella di creare dei corridoi umanitari per permettere alla popolazione dei quartieri assediati di Aleppo di potersi rifornire di beni essenziali ed eventualmente sottrarsi ai bombardamenti dell’aviazione di Damasco. Ma anziché verificare sul terreno la possibilità di realizzare il piano, il Segretario di Stato Kerry mette avanti il sospetto che possa trattarsi di una manovra di pulizia etnica per privare la città della sua popolazione.