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 2016  luglio 30 Sabato calendario

Manlio Cerroni aspetta una chiamata

«Mi spiace, l’avvocato è fuori» (voce di segretaria sussiegosa).
Può riferirgli la mia chiamata?
«Certamente».
Ho provato a cercarlo anche sul cellulare, ma non risponde.
«Cosaaaaa? Ha il suo cellulare? E come fa ad averlo? Incredibile… Comunque l’avvocato non risponde ai numeri sconosciuti».
Gli dica che lo sto cercando.
«Mhmm… Se posso darle un consiglio: non si metta in attesa. Magari la chiamerà tra un minuto, magari no, magari non la chiamerà per anni. È fatto così».
( Cinque minuti dopo).
«Sono io» (Sottinteso: sono Manlio Cerroni di anni 89, leggendario e ricchissimo proprietario di oltre cento discariche sparse da Barcellona a Oslo, da Rio de Janeiro a Roma, Malagrotta, il più grande cratere del pianeta utilizzato per smaltire i rifiuti, duecentoquaranta ettari, come trecento campi da calcio su cui atterrano felici migliaia di gabbiani; arrestato a inizio del 2014 con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti, ora libero, ma in attesa di sentenza).
«Sono io. Il benefattore dei romani. Il re dei monnezzari. Mi dica».
È piuttosto imbarazzante anche da chiedere: perché sono costretti a tornare sempre da lei?
«C’è un proverbio che dice: chi è causa del suo mal, pianga se stesso».
Andiamo oltre i proverbi.
«Guardi, è semplice: mi chiusero la discarica di Malagrotta, senza però poi realizzare una discarica alternativa, come io avevo suggerito di fare. Ma una città è come un appartamento: non puoi avere il salotto e il tavolo da pranzo senza i servizi, giusto?».
Prosegua.
«Il risultato è che adesso Roma è sommersa dai rifiuti, dalla periferia al centro ci sono cumuli di immondizie in putrefazione, ormai siamo quasi dentro una colossale emergenza sanitaria. E io, come sempre, sono qui. Pronto a salvare la mia amata Roma. Disposto anche ad aiutare il nuovo sindaco grillino, la signora Raggi».
Sarebbe almeno curioso che il sindaco Raggi accettasse il suo aiuto…
«In campagna elettorale mi ha trattato come un orco… Ha detto cose tremende sul sottoscritto ma io, che sono un anziano signore di buone maniere, le ho scritto una e-mail…».
Contenuto della email?
«Oh, beh… Le ho inviato tanti cari auguri e le ho spiegato che prima di parlare male d’uno come Cerroni, che dal 1959 ha fatto per Roma cose che forse nemmeno la Madonna del Divino Amore… ecco, prima di andare in giro per comizi ad attaccare quel mostro di Cerroni, forse avrebbe almeno dovuto incontrarlo, conoscerlo… Anche perché…».
Anche perché?
«No, dico: vogliono che la città torni ad essere pulita? Devono venire da me. La soluzione è esattamente quella indicata dall’assessore all’Ambiente Paola Muraro, una che dentro certe faccende ci sta da tempo e che quindi sa cosa bisogna fare… Bisogna riaccendere subito il tritovagliatore di Rocca Cencia».
Che è di sua proprietà.
«Era della Colari, il Consorzio laziale rifiuti, di cui ero presidente: ma, visto che il mio cognome evoca disgusto e paura, l’ho affittato alla ditta Porcarelli».
Quindi resta suo.
«Sottigliezze. La notizia è che quel tritovagliatore rappresenta l’unica soluzione per Roma. Del resto, se il presidente di Ama, Fortini, cinque mesi fa non avesse deciso di spegnerlo, la città non sarebbe così sporca…».
L’idea di Daniele Fortini era quella di ridurre, sia pure in modo progressivo, la dipendenza di Ama dai privati.
«Fortini è un incapace! Punto. Ma lo sa che ha fatto? Ha bandito una gara europea per far portare i rifiuti indifferenziati all’estero, quando sa benissimo, e se non lo sa è grave, che l’Unione europea dice che bisogna utilizzare gli impianti di prossimità».
Comunque Fortini ha chiesto al sindaco di requisirlo, l’impianto di Rocca Cencia.
«Fortini deve stare zitto, muto. Ce l’ha anche l’Ama, un tritovagliatore: perché non usano il loro?».
Ai magistrati della Procura di Roma, Fortini ha denunciato pure alcune irregolarità…
«Tipo? No no… Voglio proprio sentire…».
Tipo che non c’era alcun contratto tra l’Ama e la Colari, la società che gestiva l’impianto di Rocca Cencia.
«No, scusi: ma che contratto doveva esserci?».
Fortini sostiene che non ci sarebbe mai stata neanche una gara di appalto.
«Ah, vabbé… Ma di cosa stiamo parlando? Tu hai bisogno di una cosa da me, no? Allora ci sediamo e trattiamo. Tu poi dici ok, mi sta bene: a quel punto ci alziamo, ci stringiamo le mani, Roma è pulita e siamo tutti felici e contenti… Contratti? Appalti? Boh».
Senta, Cerroni: lei è molto sicuro e disinvolto. Ma appena due settimane fa, è stato rinviato a giudizio per la terza volta: la Procura crede che la discarica di Malagrotta avrebbe contaminato le acque del sottosuolo causando un disastro ambientale.
«Ah ah ah! E allora scriva: Cerroni ha già denunciato il perito e tutti i magistrati! Questi non l’hanno capito: continuano cercare di infangarmi, ma io sono bello e lindo, profumo di innocenza come un fiore».
Lei, avvocato, è un personaggio abbastanza spaventoso.
«Dice così, ma non ci crede nemmeno lei. Se sono sopravvissuto a decine di sindaci, Alemanno e Marino compresi, e se vengono a cercarmi perfino dalla Russia, è perché il mio lavoro di mondezzaio lo so fare come nessuno al mondo e…».
(Mentre continua a parlare, te lo immagini scendere dalle colline di Malagrotta a bordo della sua traballante e vecchia Lancia Delta, il volante solo con la mano sinistra, il cellulare nella destra…).