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 2016  luglio 30 Sabato calendario

La Cia ha un problema: condividere o no con Trump i rapporti top secret?

Si devono condividere con Donald Trump i rapporti riservati della Cia? È possibile mettere a parte di informazioni top secret un candidato che ha sollecitato, anche solo per pura polemica elettorale, un Paese straniero a impegnarsi in attività spionistiche negli Usa? La domanda non è soltanto teorica e spacca in queste ore la comunità americana dei servizi di sicurezza. Secondo la tradizione inaugurata da Harry Truman nel 1952, una volta ottenuta ufficialmente la nomination dei rispettivi partiti, i duellanti democratico e repubblicano alla Casa Bianca iniziano a ricevere regolarmente alcuni dei rapporti d’intelligence che la Cia e le altre agenzie di sicurezza preparano per il presidente.
Il direttore del National intelligence, James Clapper, ha annunciato giovedì che la procedura verrà avviata nei prossimi giorni e che Clinton e Trump inizieranno a ricevere analisi di carattere generale, incluse quelle sulle minacce terroristiche. Soltanto il vincitore della partita di novembre, nei tre mesi che passano tra l’elezione e l’insediamento, riceverà invece l’intero pacchetto di informazioni quotidiane destinato al presidente e che comprende anche le operazioni clandestine della Cia in corso, le concrete segnalazioni di possibili attentati, le instabilità di Paesi e regioni.
Ma la prospettiva che l’imprevedibile ed erratico tycoon entri in possesso di informazioni molto delicate manda in fibrillazione gli esperti e solleva allarme perfino nei ranghi dei servizi. Un alto funzionario della Cia, citato anonimamente dal New York Times, ha detto che intende rifiutarsi di partecipare a qualsiasi briefing con Trump: «È totalmente disinteressato alla verità e irresponsabile quando gliene mostrano una». L’Amministrazione ovviamente non può comportarsi diversamente e negare identico trattamento e accesso a entrambi i candidati. «Non sta a noi – ha spiegato Clapper – giudicare l’affidabilità del prossimo comandante in capo, è un compito che spetta agli elettori».
Ma la controversia monta di ora in ora ed è un altro segno della scarsa compatibilità istituzionale e politica di Trump. Alcuni democratici del Congresso hanno addirittura chiesto alla Casa Bianca di cancellare i briefing per Trump. «E se proprio non possono farne a meno, gli diano delle informazioni false», ha detto tra il serio e la celia il capo della minoranza democratica al Senato, Harry Reid, che ha definito Trump «un pericolo per la sicurezza nazionale». Secondo Adam Schiff, congressista democratico e membro della commissione sui servizi, «non si possono limitare i briefing a uno solo dei due candidati, devono riceverli entrambi». Tuttavia, ha aggiunto, «ho fiducia che i funzionari incaricati non riveleranno a Donald Trump nulla che riguarda le fonti e i metodi di raccolta».
Ma qualcuno ha espresso delle preoccupazioni, sia pure con argomentazioni diverse, anche a proposito di Hillary Clinton, che è stata rimproverata dal direttore del Fbi, James Comey, per il suo comportamento nella vicenda delle email private. Comey ha tacciato Clinton di «noncuranza» nella gestione di materiale riservato, anche se non ha rinvenuto una deliberata volontà di nascondere il contenuto dei messaggi.