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 2016  luglio 30 Sabato calendario

Oltre 500 europee arruolate dai jihadista per fare figli

Non solo vittime, ma anche carnefici. Le donne con cui ha a che fare l’autoproclamatosi stato islamico non sono solo le tante soprattutto yazide rapite, ridotte in schiavitù, violentate e vendute, ma anche le combattenti che, attratte dal Califfo, decidono di arruolarsi. Tra le donne che arrivano in Siria e in Iraq, molte sono quelle che provengono dall’Europa, a conferma che storie come quella dell’italiana Maria Giulia Sergio, ribattezzatasi Fatima, non sono isolate. 
Anzi, secondo uno studio pubblicato a fine 2015 dall’International Center of Counter Terrorism, sarebbero 550 le giovani occidentali che si sono recate in Siria per unirsi allo stato islamico. Scorrendo l’ultimo rapporto Europol, si apprende che quando si parla di donne occidentali, l’Olanda è in testa a questa classifica, visto che nel 40% dei casi, i foreign fighters partiti da questa terra sarebbero di sesso femminile. A seguire, Germania e Finlandia, entrambe al 20%. E il fenomeno è in crescita anche in Svizzera, Belgio e Gran Bretagna.
Anche se il loro ruolo è molto diverso da quello degli uomini, nel corso degli ultimi anni il jihad femminile è divenuto sempre più prezioso. Le donne vengono sì addestrate alle armi, ma le usano soprattutto a scopo difensivo. Raramente infatti assumono un ruolo diretto nei combattimenti. Il loro compito principale è quello di essere mogli e madri dei mujaheddin presenti e futuri. Ricompensare sessualmente il marito dopo i combattimenti ed educare i loro figli secondo la distorta interpretazione del Corano predicate dal Califfo. Molte tra loro fanno le infermiere per curare i combattenti, altre le sarte per cucire e riparare le uniformi e altre ancora le cuoche. E poi ci sono tutte quelle impegnate nella raccolta fondi e nella diffusione della propaganda jihadista, in primis attraverso i social network. E sulla violenza usata a fine propagandistico non c’è differenza sessuale. La ventunenne Muhahidah Bint Usama, ex studentessa inglese, è diventata celebre per aver postato sui social network una sua foto mentre stringeva tra le mani la testa di un uomo appena decapitato.