la Repubblica, 29 luglio 2016
La nuova Ferrari riparte con il telecomando
Binotto non c’è. Non era prevista la presenza in Germania e nemmeno l’improvvisa investitura a nuovo direttore tecnico lo ha indotto a cambiare programma. L’uomo che ha sostituito Allison è in Italia, diverse riunioni ieri con gli uomini in rosso della gestione sportiva rimasti a casa, e oggi guiderà le operazioni attraverso un ponte radio tra la via Emilia e Hockenheim, debutterà (si fa per dire, è in Ferrari da 21 anni e con il rosso addosso ha girato tutti i circuiti del mondo) in pista nel suo nuovo ruolo a fine agosto, in Belgio. La sua assenza, unita a quella del capo squadra Arrivabene, impegnato a Ginevra per un meeting dello strategy group (ritornano libere le comunicazioni via radio fra i piloti e il box, e l’introduzione del sistema “Halo” per proteggere chi guida slitta al 2018), fa sì che l’atmosfera in casa Ferrari sia la solita di sempre, per nulla turbata da un importante giorno dopo, i meccanici che secondo un vecchio spartito lavorano sulle macchine e confidano che oggi il cronometro non sia così cattivo come ha anticipato Vettel che ha parlato «di distacco sul giro con la Mercedes che può variare dai 4 agli 8 decimi».
Binotto non c’è, come del resto in quasi tutti i gp di quest’anno (ultima apparizione a maggio, a Montecarlo) non si era visto Allison, che nel rapporto con la Ferrari, al di là dei fallimenti tecnici e dei temuti ritardi sulla macchina del 2017, ha avuto una zavorra pesante nella sua tragedia familiare, la moglie morta, i figli rimasti soli, lontani da Maranello e bisognosi della vicinanza del padre, cosa che di fatto lo rendeva capo a mezzo servizio. Si potrebbe pensare che non sia cambiato nulla, ma in realtà in Ferrari c’è voglia di voltare pagina in fretta e presto Binotto farà sentire la sua mano. Scelto personalmente da Marchionne, speranzoso che con la sua capacità di gestione degli uomini e in particolare degli aerodinamici (storico tallone d’Achille della rossa) possa permettere una miracolosa rimonta sulla Mercedes, sulla falsariga di ciò che è riuscito a fare con la power unit, dove ha recuperato un 15% di prestazione sui tedeschi, Binotto è una risorsa fatta in casa e molto portata al costante dialogo. Sicuramente sarà presente dal mattino alla sera in fabbrica (come Todt e Domenicali), l’occhio del comando non mancherà mai ed è certo di fare bene, perché ha già il vantaggio di conoscere tutti. Vettel su di lui ha fiducia: «È l’uomo giusto, uno di noi. Grande esperienza, sa dove si deve lavorare». Giura, il tedesco, di non essere preoccupato per il futuro, regole nuove e gomme più larghe: «Non siamo indietro con la macchina del 2017, ci lavoriamo da tempo». Auspicando che «si continui a lavorare anche sull’attuale, perché voglio tornare a vincere già quest’anno». Quanto alle perplessità sul fatto che Binotto sia un motorista, qualcuno in Ferrari osserva: Allison era un aerodinamico, eppure i progressi si sono visti sulla power unit. Fosse solo per il motore, la Mercedes non sarebbe così invincibile.