La Stampa, 29 luglio 2016
Di che colore erano gli occhi di Kafka?
Di che colore erano gli occhi di Kafka? Sappiamo dalle immagini (in bianco e nero) dello scrittore che non erano esattamente come quelli di Bette Davis, dunque niente di preoccupante. Colpisce però che neppure la monumentale biografia di Reiner Stach, giunta al terzo volume, riesca a rispondere a una domanda così banale. Lo studioso cita una dozzina di testimonianze imparziali dell’epoca, da cui risulta che erano: neri, grigi, blu, marrone. In altre parole, nessuno mai ci fece davvero caso, e gli scherzi della memoria si incaricarono del resto. Il che, se vogliamo, è non poco «kafkiano» (e la domanda, altro che banale, diventa metafisica).
Troppi sosia
Sugli occhi di Hemingway, invece, sappiamo proprio tutto. Non solo per le immagini e le descrizioni, ma perché ogni anno si cerca il sosia più sosia di tutti, quello che guarda esattamente, tra le altre cose, esattamente come «Papa». Anche questa volta 140 tra appassionati e somiglianti si sono riuniti a Key West, in Florida, per l’abituale concorso. Alcuni sono fedelissimi, dicono di venire anche da trent’anni, accompagnando così con la loro vita e l’inevitabile invecchiamento la biografia dello scrittore. A ogni buon conto, almeno secondo il Guardian, nello scorso weekend si è verificato un fatto eccezionale. Il vincitore si chiama Dave... Hemingway. È la prima e l’unica volta che accade. Uno così bisognerà portarlo a qualche salone del libro.