Corriere della Sera, 29 luglio 2016
Chi è Mattia Binotto, super coordinatore Ferrari
Chief Technical Officer. Dentro la qualifica attribuita da Sergio Marchionne a Mattia Binotto, è possibile scorgere un’intenzione precisa. Quella di piazzare un coordinatore, peraltro capacissimo di coordinare, in un ruolo globale e decisivo. Ed è qui che l’intero gruppo di lavoro Ferrari dovrà dimostrare di seguire l’indicazione del presidente, che ha fatto prevalere la fiducia in un manager intelligente, tenace e attento, trascurando il dubbio di allargare all’improvviso le competenze di un tecnico specializzato in ambito motoristico. Binotto non disegna motori. Si è occupato di agitare e responsabilizzare un gruppo (capitanato da Lorenzo Sassi) che non presenta nomi altisonanti ma una quantità di teste in autentica comunicazione. I risultati: eccellenti. Al punto da ipotizzare che una guida così sensibile alla valorizzazione delle risorse disponibili possa determinare altrove una evoluzione analoga. In questo senso, molto dipenderà dai progettisti che con Binotto avranno a che fare. Ai quali Marchionne chiede implicitamente una disponibilità pronta, evitando ogni discriminazione che, da sempre, pone su fronti diversi telaisti e motoristi. È qui che si gioca il futuro della Ferrari: su un’osmosi più marcata, libera da ogni condizionamento, fonte di sorprese e gratificazioni inattese. Lo prova la crescita dello stesso Binotto, che avrà bisogno di conoscere e riconoscere per attribuire o, eventualmente, rivolgersi all’esterno; dopo aver pesato al grammo il lavoro lasciato da James Allison. Un patrimonio sufficiente, crediamo e speriamo, per accelerare una continuità, pur al cospetto di una successione che allude ad una discontinuità. A patto che Marchionne, per primo, accompagni il percorso che ha indicato. Con una pazienza robusta, salutare e persino indigesta, data la fame sua e di chi tiene d’occhio lo smalto rosso.