Corriere della Sera, 29 luglio 2016
Higuain contro De Laurentiis: «Tutta colpa sua»
Le stoccate, e i sorrisi, del Pipita. Come in area di rigore, dove, di solito, non fallisce un colpo, Gonzalo Higuain è andato dritto all’obiettivo per spiegare le ragioni del suo addio al Napoli che hanno reso possibile l’impensabile, fino a pochi giorni fa, passaggio alla Juve. È Aurelio De Laurentiis la causa della fine della sua storia napoletana. Il presidente lo ha definito un traditore. La replica dell’argentino è netta. «Non avevo un rapporto con lui perché il suo modo di pensare non era il mio. Solo questo, non posso dire di più, se non che la mia scelta è stata compiuta anche perché lui mi ha spinto a farla. Era arrivato il momento di cambiare aria, per seri motivi che erano successi prima. Ringrazio tantissimo i tifosi e i miei compagni; lui no».
C’è qualcosa di davvero profondo e insanabile, dunque, alla base del divorzio, diventato realtà dopo una stagione straordinaria con il record dei 36 gol e l’approdo diretto in Champions. «Il problema è che io non avevo più un rapporto con De Laurentiis. Lui non è stato bene con me e io non ho avuto più un rapporto con lui, non avevo voglia di stare un minuto in più con lui. Quindi, più chiaro di così è impossibile». Già, com’è chiara la riconoscenza verso il resto del mondo Napoli per «tre anni meravigliosi». Per Maurizio Sarri, che lo ha punto per non aver ricevuto neanche una telefonata, «ho solo parole buone». «È stata una mia scelta di stare tranquillo, in silenzio, in vacanza e non pensare a tutto questo – sottolinea —. Ho solo belle parole per lui, è stato un grandissimo allenatore per me, mi ha fatto crescere, gli mando un grande saluto da qua. Se è arrabbiato per questo, chiedo scusa: ho solo parole di ringraziamento per lui». E anche agli ex tifosi riserva carezze: «Li ringrazio per tutto l’amore che mi hanno dato e mando loro un grande saluto. Capisco che sono arrabbiati con me, ho visto insulti, però questa è una scelta che dovevo fare e l’ho fatta per motivi seri e sono felice».
Le stoccate e i sorrisi. Perchè è vero che decidere la svolta «non è stato facile, sono state giornate lunghissime con famiglia e amici». Ma ora si apre un capitolo nuovo della vita e della carriera. E allora il Pipita si scioglie: «Adesso sono felicissimo qua, la mia testa è alla Juve. La seguivo ai tempi del Real Madrid perché c’era Del Piero, lui era una grande ispirazione per me. Ora l’ho scelta perché è abituata a vincere ed è sostenuta da una mentalità vincente. Ringrazio la società che ha fatto uno sforzo enorme per me, spero di dimostrare che non hanno sbagliato». Uno sforzo da 90 milioni. «Ancora non mi rendo conto cosa è successo, di essere il giocatore più caro della storia della serie A ma ora tocca a me dimostrare perché mi hanno pagato così tanto». C’è chi, come Totti, ha rivendicato di non aver mai fatto il «nomade per soldi». Higuain non cade in tentazione: «Non ho nulla da rispondere, se non che Francesco è un grandissimo giocatore: quanto a me, è stata una scelta mia e sono felice».
Spazio alle ambizioni e ai propositi, dunque. «Il Triplete? Per la Juve gli obiettivi sono quelli. È un sogno per cui dobbiamo lavorare e lottare tutto l’anno. C’è la Champions League, ma anche gli altri due titoli sono importanti». Gonzalo non molla nulla, punta a tutto, come da costume in casa Juve. E i tifosi – anche ieri in 500 lo hanno atteso dopo la presentazione alla stampa al museo e allo store – già si stropicciano gli occhi: «Sogno un gol di rabona, non l’ho mai fatti così, ci proverò». Con Dybala accanto l’impresa potrebbe riuscirgli («Spero di fare grandi cose insieme»), così come quella di emulare Trezeguet, il bomber straniero più prolifico della storia juventina con 171 reti. In cinque anni dovrebbe tenere una media di 34,2 a stagione: «Sono tantissimi – sorride il Pipita – ma è sempre buono avere degli obiettivi». Stoccate, sorrisi. E gol.