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 2016  luglio 28 Giovedì calendario

Salvate l’orso polare vittima dei selfie in Cina

Non serve rifarsi alle conoscenze scientifiche ormai acquisite su sofferenza, stress e sentimenti, che sono parte della sfera emotiva di molte specie animali. Basterebbe provare pietà, pura semplice pietà per quell’orso polare steso sul fianco, avvilito e depresso, vittima dei selfie. Sì perché nel parco a tema del centro commerciale cinese che tiene prigioniero quell’esemplare ci sono persone che si inquadrano a fianco di quel muso tragico e scattano una stupida foto che quasi certamente sarà pure postata sui media. Quell’orso è l’emblema del disagio fisico e psicologico causato dalla sottrazione di qualunque esigenza biologica di base. Deprivate socialmente, estraniate dal loro ambiente, moltissime specie sono colpite da patologie. La depressione, atti autolesionistici, fino ad arrivare in certi casi a tentativi, seppur inconsapevoli, di suicidio. E questo non solo nei mammiferi tenuti in cattività ristretta. Al Monterey Bay Aquarium è fallito il tentativo di tenere in vasca una femmina di squalo bianco. Hanno dovuto restituirla all’oceano perché aveva accumulato patologie comportamentali e aveva la punta del muso ferita a forza di battere contro le pareti della vasca. Per l’orso del centro commerciale cinese si stanno muovendo associazioni come Animal Asia (che ha pubblicato le foto, a sinistra) e l’indignazione dilaga. Anche per l’orso polare Arturo dello zoo di Mendoza, morto pochi giorni fa dopo una lunga prigionia, solo e al caldo tropicale, si era sollevata un’ampia protesta. Ma evidentemente su tutto prevale l’ignoranza e vince il selfie della tortura.