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 2016  luglio 28 Giovedì calendario

Le ultime sei stragi a confronto

Sette profili diversi, con alcuni punti di contatto: sono gli assassini che a partire dal massacro in Florida hanno segnato queste settimane terribili. Senza dimenticare quanto è avvenuto all’aeroporto di Istanbul, nel ristorante di Dacca con gli italiani trucidati e nel quartiere di Bagdad devastato dal veicolo pieno d’esplosivo. Alcuni erano stati schedati, altri invece sono arrivati inosservati all’obiettivo, a riprova di una difficoltà nel valutare la minaccia. Essere inseriti in una banca dati può non bastare. Anche perché – ormai lo sappiamo – i numeri sono impressionanti.

1. Orlando, 11 giugno Il poliziotto mancato Omar Mateen

Omar Mateen, 29 anni, americano d’origine afghana, ha attaccato il night club gay di Orlando, Florida, nella notte tra l’11 e il 12 giugno. Infanzia complessa, aggressivo, picchiava e vessava la moglie. Voleva fare il poliziotto e ha ripiegato su un lavoro di guardia privata. Per due volte è finito nel radar dell’Fbi, lo sospettavano di simpatie islamiste, ma non hanno mai trovato nulla. Le sue idee erano piuttosto confuse, passava da Al Qaeda all’Hezbollah sciita, diceva di essere nipote di Osama, poi ha sparato sui clienti inermi nel nome dello Stato Islamico.

2. Nizza, 14 luglio. L’autista Mohamed Bouhle l

Mohammed Bouhlel, 31 anni, tunisino, emigrato in Francia. Ha lanciato un camion sulla folla a Nizza il 14 luglio. Problemi mentali, defecava sul letto della figlia, vita disordinata, amanti maschi e femmine, sesso sfrenato, denunciato dalla moglie per percosse. Consumava alcol e carne di maiale. In apparenza non ha mai svelato simpatie estremiste, però, è diventato protagonista di un attentato spaventoso (84 morti) col supporto di complici. Secondo lo zio, è stato agganciato da un membro algerino dell’Isis (che ha rivendicato). Si è radicalizzato in pochi mesi, anche se ha iniziato a pensare al piano da un anno. Molto simile a Mateen.

3. Würzburg, 18 luglio. Il rifugiato Mohammad Ryaz

Mohammad Ryaz, 17 anni appena, rifugiato in Germania. Era pachistano e si è fatto passare per afghano. Ha assalito i passeggeri di un treno a Würzburg armato di pugnale e accetta. Ha registrato un video, rilanciato dall’agenzia dell’Isis, dove esorta a seguire il Califfo e a unirsi ai mujaheddin. Il suo personaggio ha rilanciato il timore che tra quanti fuggono dai conflitti si nascondano terroristi. Il modus operandi corrisponde a quello suggerito dagli appelli del portavoce Isis, Al Adnani: usate quello che avete, dall’auto alla pietra.

4. Monaco 22 luglio Lo studente xenofobo Ali Sonboly

Ali Sonboly, 18 anni, tedesco d’origini iraniane, ha aperto il fuoco in un centro commerciale di Monaco di Baviera. Afflitto da problemi mentali, vittima di bullismo, infatuato del terrorista razzista norvegese Anders Breivik, responsabile dell’eccidio di Utoya (ha colpito nel quinto anniversario dell’evento). Secondo le ultime rivelazioni dei media, si considerava ariano ed era felice di essere nato lo stesso giorno di Hitler. Ha studiato in modo ossessivo altri casi di killer di massa. Come arma ha scelto una pistola Glock comprata sul «dark web».

5. Ansbach, 24 luglio. Il veterano Mohammed Deleel

Moahmmed Deleel, 27 anni, rifugiato siriano, si è fatto esplodere davanti a un locale a Ansbach, Baviera. Forse voleva colpire un concerto all’aperto. È l’uomo con maggior esperienza militare in quanto ha combattuto in Siria contro il regime di Assad ed è stato ferito. Prima era nelle file di una fazione qaedista, quindi è passato con lo Stato Islamico svolgendo anche compiti nella propaganda online. La polizia ha trovato nella sua abitazione materiale per fabbricare bombe. Stava per essere espulso.

6. Rouen, 26 luglio. La micro-cellula degli adolescenti

Adel Kermiche, 19 anni, franco-algerino di Rouen, responsabile della morte del parroco in Normandia. Rivela guai comportamentali fin da piccolo, è aggressivo con i compagni di scuola, è seguito dai medici. L’antiterrorismo francese inizia a monitorarlo due anni fa, quando scopre che la sua carta d’identità è stata usata da un militante rientrato dalla Siria. Per due volte, nel 2015, il ragazzo cerca di raggiungere il Califfato. Condannato a 10 mesi di prigione, a marzo ottiene la libertà provvisoria. Lo definiscono «una bomba umana», che esplode prendendo di mira i fedeli nella chiesa. Raccontano che sia stato influenzato dall’attacco a «Charlie Hebdo». Il complice, Abdel Malik P., 19 anni, nato in Alta Savoia. È al fianco di Adel nell’assalto alla chiesa. Probabile che sia stato trascinato nella missione dall’amico con il quale ha condiviso per un certo periodo l’alloggio. Un ragazzo con poca esperienza, attirato dalle idee dello Stato Islamico che ha posto il suo sigillo anche su questa operazione. Esempio di micro-cellule (sempre che non spuntino elementi in appoggio) che di nuovo ricorrono a mezzi semplici – coltelli – e alle barbare coreografie del Califfato con l’esecuzione filmata con un video davanti all’altare.