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 2016  luglio 27 Mercoledì calendario

Italiani, un popolo di pigri in sovrappeso che fuma sempre meno. L’indagine Istat

Gli italiani hanno capito che il fumo fa male. L’abitudine al tabacco, che secondo le stime dell’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità) determina il 10 per cento dei decessi tra gli adulti, sta calando. È il dato positivo che emerge dall’indagine Istat sui quattro «Fattori di rischio per la salute». Il fumo è uno di questi. Cede al vizio «solo» un italiano su cinque, e più uomini che donne (il 24 per cento contro il 15 per cento). Nessuno oggi penserebbe di accendere una sigaretta al cinema, o d’intossicare i propri colleghi in una sala riunioni. Sarà l’abitudine a un ambiente più respirabile, saranno le campagne contro il fumo: tra il 2001 e il 2015 la percentuale di fumatori over 14 è scesa dal 23,7 per cento al 19,6 per cento. E chi ancora fuma, fuma meno: la media giornaliera è scesa dalle quasi 15 sigarette del 2001 alle 11 del 2015. «Mi rallegra – dice il sociologo Domenico De Masi —: il fumo è una grande prova di stupidità. Fortunatamente ha cessato di essere uno status symbol: negli anni Sessanta fumare per un giovane era sinonimo di emancipazione. Oggi ci sono altri metodi per dimostrarlo». Continuiamo invece ad essere tra i Paesi più pigri d’Europa: nel 2015 il 39,9 per cento della popolazione ha dichiarato di non aver praticato nessuno sport né alcun tipo di attività fisica nel tempo libero, tendenza che aumenta con l’età. Negli ultimi 14 anni le persone sedentarie sono calate di appena 2 punti percentuali. Anche per questo, gli italiani – di sesso maschile in particolare – sono sempre più grassi: il 45 per cento della popolazione adulta pesa troppo. Il 9,8 per cento di questi è obeso. Ad ingrassare, si inizia da bambini: il 25 per cento degli under 18 è in eccesso di peso. Dal fumo, alla sedentarietà, al consumo eccessivo di alcol (che riguarda il 15,7 per cento degli italiani), i comportamenti a rischio si trasmettono, in genere, dai genitori ai figli. Fuma il 30 per cento dei giovani che vive con genitori fumatori: solo l’11,9 per cento in caso contrario. «Obesi, facili al bicchiere, poco sportivi? – si chiede De Masi – È giusto tenere alta la guardia, ma invito a considerare un dato su tutti: siamo il terzo Paese al mondo per longevità e speranza di vita. L’Italia è un Paese benestante, nonostante la crisi degli ultimi anni. Indicatori come il peso eccessivo, l’alcolismo e la sedentarietà sono legati alla povertà. Ne sono esempio, purtroppo, i Paesi del Sud del mondo».