La Stampa, 26 luglio 2016
Hai mai visto una Topolino amaranto? Tutto sulla 500 e sulla licenza poetica di un colore che non è mai stato disponibile
Il 10 giugno 1936, anno XIV dell’era fascista, è un mercoledì ed è il giorno scelto per presentare al capo del governo la nuova 500, presso Villa Torlonia, la residenza romana di Benito Mussolini. È una perfetta forcella tra due date storiche. Un mese prima, il 9 maggio, dal balcone di palazzo Venezia il duce aveva annunciato la «rinascita dell’impero sui colli fatali di Roma», in seguito all’ingresso in Addis Abeba del maresciallo Badoglio.
Un mese dopo, il 17 luglio, sarebbe scoppiata in Spagna la guerra civile. Il venerdì 12 giugno, la 500 della Fiat, esposta in tutti i capoluoghi di provincia, farà il suo ingresso nell’immaginario degli italiani. Saranno loro a ribattezzarla a furor di popolo «Topolino». La prima attestazione del nome arriva dalla Gran Bretagna, con una canzone intitolata Mouse-like: «A new small Fiat is called Topolino, little mouse». Il debutto avviene di venerdì poiché un anno prima, alle ore 13 del 22 giugno 1935, le sirene delle fabbriche, le pendole degli uffici e le campane delle chiese avevano annunciato l’inizio del primo Sabato fascista, facendolo diventare il giorno riservato ai raduni e agli esercizi premilitari.
Una licenza di Paolo Conte
L’acquirente poteva scegliere fra sette colori: rosso chiaro, rosso, verde chiaro, blu scuro, beige, nero, grigio scuro. Da dove salta fuori, allora, l’amaranto reso celebre dalla canzone di Paolo Conte? Potrebbe trattarsi di una licenza poetica, per fare rima con «accanto»: «Sulla Topolino amaranto / su, siedimi accanto, / che adesso si va». Però nel 1992 Dante Graziosi intitola Una Topolino amaranto il libro con il racconto delle sue esperienze di veterinario nelle campagne novaresi. E nell’88 il grande illustratore Ferenc Pintér aveva disegnato una Topolino amaranto per la sovraccoperta di Mille lire al mese di Gian Franco Venè. Pintér per altro ignorava, come tanti, che l’auto era una biposto (curioso, in un paese dove il regime incoraggiava le famiglie numerose) e l’aveva disegnata con quattro passeggeri: al volante la moglie, ai due lati, intenti a spingere, il marito e un figlio, mentre il secondogenito sbuca dal tettuccio, in divisa di balilla.
Se tanti parlano di una «Topolino amaranto», è forse perché nella memoria collettiva si è un po’ trasformato il colore rosso della vettura. L’amaranto è una pianta erbacea con infiorescenze a spiga color rosso porpora. Trasformare un banale «rosso» in un poetico «amaranto» è impresa degna dell’imperante D’Annunzio, che ne Le faville del maglio, ribattezza Amaranta una delle sue tante amanti, la contessa Giuseppina Giorgi Mancini.
Acquistabile a rate
La vettura pesa 507 chilogrammi e costa 8.900 lire. Non esattamente alla portata di tutti: un operaio specializzato guadagnava al mese dalle 300 alle 600 lire, un impiegato dalle 600 alle 1000-1300. La direzione commerciale della Fiat s’impegna al massimo per facilitare l’acquisto della Topolino: per la prima volta in Italia si può acquistare un’auto a rate, 295 lire al mese dopo averne versate in contanti 3.558. Inoltre per il primo anno la 500 sarà esente dalla tassa di circolazione (dopo sarà di 275 lire annue). Sono minori le spese di manutenzione: per la Balilla si spendono 50 lire al mese per il rimessaggio e 10 per il lavaggio completo, mentre per la Topolino sono rispettivamente 40 e 7.
A causa delle «inique sanzioni», imposte l’11 ottobre 1935 all’Italia dalla Società delle Nazioni per l’aggressione all’Etiopia, scarseggia il carburante e la benzina viene addizionata da un 20% circa di alcol. Le suole delle scarpe sono di «salpa», ricavata dai cascami di cuoio; i maglioni di «lanital», un prodotto tessile prodotto con la caseina del latte; al posto della seta c’è il «raion» e del cotone il «cafioc», cioè fiocchi di canapa. In compenso sono scomparsi i delitti. Un funzionario del ministero di Stampa e Propaganda nega il visto di censura a un romanzo del tedesco Leonard Frank scrivendo che nel libro «non mancano episodi del tutto simili a quei fattacci di cronaca nera di cui è rigorosamente vietata la pubblicazione nella stampa periodica quotidiana».
La 500 Topolino debutta il 12 giugno 1936 ma la sua storia s’inizia due anni prima. Ce la racconta Dante Giacosa, che aveva solo 28 anni quando ricevette l’incarico di progettare «una vettura piccola, economica, che possa essere venduta al prezzo di 5000 lire». Battezzarono il prototipo «Zero A», dove la A stava per aviazione, essendo progettata nell’ufficio Motori Avio. Scrive Giacosa: «Non prendemmo in considerazione la trasmissione anteriore» per la decisa opposizione del senatore Agnelli. Qualche anno prima una vetturetta sperimentale a trazione anteriore aveva preso fuoco durante un collaudo sulla salita di Cavoretto, avendo a bordo l’ultrasessantenne presidente della Fiat, che si salvò balzando fuori in tempo per licenziare il progettista Oreste Lardone. Dovranno trascorrere trent’anni prima che in Fiat qualcuno osasse riproporre la trazione anteriore. Il successo della Topolino fu strepitoso.
«Bimba su vien con me»
Come l’Artaserse di Pietro Metastasio, musicata in più di cento versioni, anche i tre modelli della 500 – A, B e C -ispirarono più di cento versioni fuoriserie realizzate da costruttori e artigiani noti e meno noti. Boneschi realizzò il modello Binaca dove lo chassis della 500 aveva la forma di un tubetto del dentifricio e il tappo nero conteneva il radiatore. Nella Mille Miglia del 1936, Dusio-Pasadonna su Fiat 500 trasformata Siata furono i vincitori nella categoria Sport fino a 750 cm³. La 500 conquistò il primato nazionale delle 24 ore percorrendo 2782,8 km alla velocità media di 115,950.
E la Topolino non ha mai smesso di alimentare la fantasia degli italiani, a iniziare dalle canzoni. La prima, molti anni prima di Paolo Conte, fu Sulla mia Topolino di Rolando-Valabrega: «Bimba su vien con me sulla mia Topolino. Voglio sognar con te in quest’attimo divino. Oggi mi sento un re. Perché tu mi sei vicino. Presto saremo in tre sulla mia Topolino». Ma questo terzo in arrivo difficilmente sarà stato concepito in una vettura così piccola.