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 2016  luglio 26 Martedì calendario

A Reggio Calabria i consiglieri si sono fatti una lapide in morte della Provincia

Quando il consiglio della Città metropolitana di Reggio Calabria si insedierà, dopo che l’avranno votato alle elezioni del 7 agosto 1.027 consiglieri di 92 Comuni del Reggino su 97 (cinque sono commissariati), la Provincia sarà ufficialmente defunta. Anche se risorgerà sotto altre spoglie. Ma della passata epoca gloriosa non mancherà un ricordo. Una lapide ai caduti della democrazia elettiva è comparsa infatti nel palazzo della Provincia ancora per pochi giorni guidata dal presidente Giuseppe Raffa, già sindaco forzista facente funzioni del capoluogo calabrese sullo Stretto.
La lapide marmorea è intitolata a loro, «Ultimi Rappresentanti Eletti Direttamente Dal Popolo». Segue elenco in caratteri color rosso sangue martirio. In testa il presidente Giuseppe Raffa, che celebra se stesso ancora in carica, seguito dal presidente del Consiglio provinciale Antonio Eroi. Ecco i vicepresidenti (due) Giuseppe Saletta e Giovanni Nucera... ecco i questori (tre) Michele Marcianò, Giuseppe Longo e Pier Paolo Zavettieri... ecco dunque i consiglieri, ventisei.
Una lista nella quale non è difficile scorgere qualche nome noto. Ecco allora Pietro Fuda, già presidente della Provincia di Reggio Calabria e insieme amministratore unico della scassata società dell’aeroporto. Trascorse un paio d’anni in Senato eletto in una lista dei consumatori, distinguendosi per un comma con il quale si volevano spuntare le unghie ai magistrati della Corte dei conti, infilato di soppiatto nella prima finanziaria del secondo governo Prodi. Così di soppiatto che quando il premier, furibondo, intimò di eliminarlo dal testo, non fu possibile trovarlo. E si dovette fare successivamente un decreto legge per cancellarlo.
Uscito dal Parlamento dov’era entrato con il centrosinistra dopo aver lasciato il centrodestra, si è ricandidato alla presidenza della Provincia nel 2011, senza fortuna. Né gli è riuscito il ritorno in Senato nel 2013, di nuovo con il centrosinistra. In compenso, qualche giorno fa gli è caduta una brutta tegola sul capo: la Direzione distrettuale antimafia sostiene che lui e Scopelliti sarebbero stati eletti nel 2002 con l’appoggio della ‘ndrangheta. Non gli mancherà l’occasione per dimostrare la propria estraneità ai fatti.
Intanto si potrà consolare, insieme ai suoi colleghi ex consiglieri stroncati dalla riforma di Graziano Delrio, con quella lapide. Quanto ai contribuenti calabresi, non siamo altrettanto sicuri che apprezzeranno il commiato degli ultimi eletti con l’ultima piccola spremuta di soldi pubblici. O la lapide l’hanno pagata i 34 martiri della democrazia reggina?