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 2016  luglio 25 Lunedì calendario

Fine delle illusioni per la Ferrari

La sconfitta è netta, anche dove la Ferrari con Vettel aveva vinto l’anno scorso e nutriva grandi speranze. Non basta un sorpasso con strategia del tedesco (alla Red Bull di Verstappen) e la rimonta di Raikkonen, da quattordicesimo a sesto, però ultimo dei non doppiati, perché mai come ieri pareva una F1 a sei macchine, con il resto del gruppo (Alonso settimo) ridotto ad una pattuglia di figuranti, impossibili da non superare, se fra le mani hai una vettura appena decente, ad addolcire una pillola molto amara, che fa ammettere al box rosso che il Mondiale è andato, e siamo appena a metà cammino, che le Mercedes sono lontanissime e che ormai la lotta (serrata, vedi la perdita ieri nei confronti diretti, Ricciardo davanti a Vettel e Verstappen meglio di Raikkonen) è con la Red Bull per il secondo posto nei costruttori (Maranello ha un punto in più) e per il terzo posto nei piloti (Ricciardo precede Raikkonen di una lunghezza e Vettel di cinque). Il quadro è cambiato, con quel digiuno stagionale di trionfi che suona come una zavorra e con Arrivabene, il capo del team, costretto a ripetere il solito refrain, “squadra che non molla, perfetta ai box e nelle strategie, motore quasi ai livelli della Mercedes, ma aerodinamica tanto da migliorare”.
Molto, e probabilmente non in tempo per pensare in grande in questa stagione, nonostante Marchionne lo avesse comandato. In più c’è l’incognita del prossimo anno, con le regole nuove, le macchine totalmente da ripensare e un direttore tecnico, Allison, che per i gravi problemi familiari, non viene ai gp, non ha mai chiesto di andare via, nei pensieri ferraristi rimane intoccabile, ma intanto continua a dividersi fra Maranello e i figli rimasti orfani in Inghilterra.
Arrivabene non vuole sentire parlare di resa e continua a motivare la squadra: “Ha rabbia, in gara non abbiamo sbagliato nulla. Bravi i meccanici, Vettel ha fatto il suo e Raikkonen ha dimostrato di meritarsi la riconferma”. Semmai è altro a farlo imbestialire. Premessa edulcorata: “Noi vogliamo vincere in pista, non a tavolino”. Ma poi su Verstappen che ostruisce Raikkonen: “Ha cambiato due volte direzione, è contro il regolamento, solo Whiting non l’ha visto, ci vorrebbero gli occhiali”. Sulla pole di Rosberg: “Ai miei ho detto: d’ora in poi ignorate le bandiere gialle. Poi ce la giochiamo con i giudici”. Infine sul pasticcio del 107 per 100 e della griglia non rivoluzionata: “Sabato la F1 pareva un circo equestre. Regole ignorate, scappatoie incomprensibili. Hanno detto: è piovuto, circostante eccezionali. Come se Budapest fosse nel deserto del Gobi”.