Corriere della Sera, 25 luglio 2016
Le pressioni del ministero dell’Interno francese per far dire all’agente di Nizza di aver visto più polizia di quella che c’era in realtà
Sandra Bertin, agente della polizia municipale e segretaria generale del Sindacato autonomi della funzione pubblica territoriale (Safpt) di Nizza, esprime il suo sgomento e la sua rabbia.
Quando il camion di Mohamed Lahouaiej Bouhlel accede nella Promenade des Anglais lo scorso 14 luglio, cosa ha visto sugli schermi?
«Ricorderò quell’ora per tutta la vita: le ore 22 e 33 minuti. Ero davanti agli schermi del Centro di sorveglianza urbana (Csu, ndt ) con le squadre. Riceviamo quindi la segnalazione di un camion impazzito dagli agenti della Polizia municipale appostati sulla Promenade. Rintracciamo immediatamente la sua immagine sullo schermo e richiediamo la sua intercettazione».
Ha vissuto quella tragedia in diretta sullo schermo… come si fa a gestirla?
«È stato orribile. Ho assistito alla strage dei passanti mentre i miei colleghi facevano il massaggio cardiaco a dei bambini. Ma non appena ricevo l’allarme, devo collegare via radio la Polizia municipale e di Stato. Occorre essere capaci di fornire tutti i dettagli. Quell’individuo l’ho visto tre secondi attraverso le nostre videocamere a colori. Era poco visibile, ma ho visto chiaramente che era un uomo solo al volante, con i capelli bruni, quei suoi vestiti… Ho pensato subito a un attentato».
Era preparata per un attacco simile?
«Avevo fatto fare ai miei agenti dei corsi di formazione per rilevare i comportamenti sospetti e saper reagire in caso di attacco terroristico. Per fortuna! Il camion è stato rilevato dalla polizia municipale venti secondi dopo il suo ingresso nella Promenade. I miei agenti non l’hanno mollato neanche per un momento. Sono basita per le accuse sul nostro lavoro, relativamente al fatto che non l’avessimo riscontrato prima, quando perlustrava la Promenade nei giorni precedenti. Quella sera, il terrorista è stato neutralizzato in un minuto, contro le due ore al Bataclan, mi spiace per il triste confronto. I nostri agenti sono stati incredibilmente reattivi, con molto sangue freddo quando hanno visto quell’orrore. Bisognerebbe ringraziarli».
Mohamed Lahouaiej Bouhlel è tuttavia passato diverse volte per la Promenade tra l’11 e il 14 luglio malgrado il divieto d’accesso per i mezzi di 19 tonnellate, senza che siate intervenuti.
«Se l’avessimo visto sulla Promenade attraverso le nostre videocamere, avremmo rilevato l’infrazione per poi trasmetterla alla Procura che avrebbe deciso se procedere o meno. Ma questo non gli avrebbe impedito di ritornare! Avremmo anche potuto inviare un agente per multarlo, dopodiché se ne sarebbe andato. I sette chilometri della Promenade sono coperti da una decina di videocamere. Di infrazioni del codice stradale ce ne sono tutti i giorni, ma non sanzioniamo tutti...».
Non era quindi possibile rilevare la ricorrenza di un evento con le videocamere?
«La ripetizione può essere solo rilevata dall’occhio umano. Il problema è che non è singolare vedere un camion di 19 tonnellate sulla Promenade. Tutti i giorni passa un mezzo di quel peso per approvvigionare hotel e stabilimenti balneari. Non sarà né il primo né l’ultimo mezzo di quella portata, sulla Promenade».
Il 20 luglio, la sottodirezione antiterrorismo le ha richiesto «la cancellazione completa delle registrazioni delle videocamere di videosorveglianza» posizionate sulla Promenade per evitarne la diffusione. A cosa si oppone Nizza?
«Il giorno dopo gli attentati, il Gabinetto del ministro dell’Interno ha inviato un commissario al Centro di sorveglianza urbana che mi ha messo in contatto con Place Beauvau (ministero dell’Interno, ndt). Ho quindi avuto a che fare con una persona frettolosa che mi ha chiesto un rapporto indicante i punti di presenza della Polizia municipale, le barriere, e che, nel dispositivo di sicurezza, si vede anche la Polizia di Stato in due punti. Gli ho risposto che avrei scritto solo quello che avevo visto. O che forse c’era la Polizia di Stato, ma non mi è apparsa nei video. Quella persona mi ha quindi chiesto di inviare per posta elettronica una versione modificabile del rapporto per “non ribattere tutto”. Sono stata tormentata per un’ora, mi hanno ordinato di indicare delle posizioni specifiche della Polizia di Stato, che non avevo visto sullo schermo. A tal punto che ho dovuto rispedire fisicamente l’emissario del ministero dal Csu! Alla fine, ho inviato per email una versione Pdf non modificabile e una modificabile. Poi, qualche giorno dopo, la sottodirezione antiterrorismo mi ha chiesto di cancellare i nastri di sei videocamere menzionate nel mio rapporto, quelle relative alla strage. Ci hanno richiesto, in quanto necessario per l’indagine, di estrarre otto giorni di registrazione di 180 videocamere. E ora bisognerebbe cancellarne alcune per impedirne la diffusione al pubblico… Eppure, il Csu esiste da sei anni senza avere mai subito la benché minima fuga di immagini».