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 2016  luglio 25 Lunedì calendario

I nipoti di Maduro sono stati beccati dalla Dea con 800 kg di cocaina delle Farc

Il tribunale di New York ha reso pubblica ieri la confessione dei due nipoti della coppia presidenziale venezuelana arrestati dalla Dea, l’antinarcos Usa, all’aeroporto di Port-au-Prince, a Haiti, nel novembre dell’anno scorso. Efrain Campo Flores, 30 anni, e Francisco Flores, 31 anni, hanno ammesso di essere i proprietari di 800kg di cocaina purissima che trasportavano in un piccolo aereo privato quando sono stati intercettati dagli agenti americani che avevano aperto da tempo una indagine su di loro. Efrain e Francisco hanno raccontato anche che la droga era delle Farc, la guerriglia colombiana; che ad Haiti avrebbero dovuto consegnarla a un boss narcos messicano per distribuirla negli Stati Uniti; che il ricavato della vendita serviva per finanziare la campagna elettorale della zia, Cilia Flores, moglie del presidente Maduro e candidata alle elezioni parlamentari del dicembre 2015; e che loro erano «in guerra con l’America». In seguito Efrain, che è un figlioccio di Maduro e Cilia e venne adottato dalla coppia presidenziale alla morte della madre, sorella di Cilia, ha ritrattato la parte della confessione sull’uso che avrebbero fatto del denaro, sostenendo che i soldi erano soltanto per lui e che voleva usarli per trasferirsi negli Stati Uniti insieme alla sua famiglia.
Le notizie trapelate sul documento – 72 pagine – con dettagli dell’inchiesta e della confessione, da parte del tribunale servono a contrastare le accuse venezuelane secondo le quali i due nipoti del presidente sarebbero invece stati sequestrati dagli agenti americani e trasferiti illegalmente negli Stati Uniti con l’obiettivo di screditare il governo di Caracas. Insieme alla confessione nel documento c’è la fotografia dell’arresto con gli agenti Dea riconoscibili e la richiesta ufficiale di estradizione presentata a Haiti sulla base delle prove raccolte. Per l’opposizione venezuelana la vicenda dei “narcosobrinos” (i narconipoti), come dicono qui, sarebbe la dimostrazione dell’esistenza di un cartello in alleanza con le Farc colombiane, da tempo accusate di essersi autofinanziate anche con il traffico di droga, nel quale potrebbero essere coinvolti esponenti delle Forze armate venezuelane e politici. Mentre per il governo venezuelano si tratta dell’ennesimo complotto americano e di una trappola organizzata per arrestare i due nipoti del presidente.
A una domanda su come avessero fatto, una volta ricevuto il carico di 800kg di cocaina in Venezuela, a trasferirla senza problemi fino a Haiti, Efrain Campo e Francisco Flores rispondono che grazie alla loro parentela con il presidente avevano la possibilità di utilizzare l’aeroporto di Maiquetía, a Caracas, senza essere controllati e, hanno aggiunto, senza aver bisogno della collaborazione di funzionari governativi o di militari. Quando l’investigatore gli ha chiesto se avessero discusso con altri familiari dei loro piani, i due giovani hanno negato dicendo: «Se lo avessero saputo ci avrebbero ammazzati». Efrain Campo si è anche lamentato con la Dea raccontando che il successo, suo e di suo cugino Francisco («abbiamo fatto un po’ di soldi») aveva creato molte invidie in famiglia e che un altro cugino, direttore finanziario di Pdvsa, la holding venezuelana del petrolio, al quale avevano chiesto aiuto in alcuni affari, si era rifiutato di appoggiarli.
Tutta la vicenda dei due nipoti di Maduro e l’inchiesta aperta dalla Dea nasce dalla testimonianza di un ex bodyguard di Hugo Chávez, Leamsy Salazar, fuggito negli Stati Uniti alla fine del 2014. Divenuto testimone protetto dell’antinarcos Usa, Salazar ha accusato alti funzionari del governo di essere coinvolti in operazioni di narcotraffico con le Farc colombiane e rivelato l’esistenza di una rotta venezuelana per trasferire la droga in America.
I due nipoti di Maduro, agli arresti a New York in attesa di processo – il tribunale non ha accettato di rilasciarli in libertà vigilata su cauzione – rischiano fino a trent’anni di carcere ma il vero dilemma da sciogliere è se hanno agito da soli o se, come sostiene l’opposizione venezuelana, non sono che la punta di un iceberg, l’indizio di qualcosa di molto più grande.