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 2016  luglio 23 Sabato calendario

L’inquietante anniversario della strage di Utoya

La coincidenza è più che inquietante, quasi macabra. E fa pensare a un parallelo voluto da chi ha seminato ieri sangue in Germania. Sono passati cinque anni, ma il ricordo è indelebile. Il 22 luglio 2011 la Norvegia viene sconvolta da una strage senza precedenti. Due attentati terroristici coordinati a Oslo e nella contea di Buskerud provocano 77 vittime, la maggior parte giovani partecipanti a un seminario politico estivo sull’isola di Utøya. ll primo attacco avviene nel cuore politico della capitale norvegese: un’autobomba parcheggiata esplode nel quartiere di Regjeringskvartalet, di fronte al palazzo dove ha sede l’ufficio dell’allora primo ministro Jens Stoltenberg (attualmente segretario della Nato). Muoiono otto persone e 209 rimangono ferite, di cui dodici gravemente. Meno di due ore dopo, sull’isola di Utøya, nel Tyrifjorden, Anders Behring Breivik, un trentaduenne simpatizzante dell’estrema destra, vestito con un uniforme molto simile a quella della polizia, riesce a entrare nel campus organizzato dalla sezione giovanile del Partito laburista norvegese e inizia ad aprire il fuoco sui ragazzi. Le scene sono raccapriccianti: Breivik rincorre le vittime e le uccide a sangue freddo, mentre queste chiedono inutilmente pietà. Muoiono 69 persone, 110 sono ferite, di cui 55 in maniera grave. Arrestato e rinviato a giudizio per la mattanza, il neonazista è processato tra il 16 aprile e il 22 giugno 2012. In tribunale afferma di aver voluto inviare «un messaggio forte al popolo, per fermare i danni compiuti dal Partito laburista» e «la decostruzione della cultura norvegese per via dell’immigrazione in massa dei musulmani». Il processo termina il 24 agosto con una condanna a 21 anni di carcere – pena massima prevista in Norvegia – prorogabili di altri cinque per un numero indefinito di volte se Breivik, definito «sano di mente» verrà ancora ritenuto pericoloso.