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 2016  luglio 08 Venerdì calendario

Cantone ha presentato un esposto su Virginia Raggi

Se l’aspettavano ed è arrivato. Un esposto su Virginia Raggi firmato Anac è stato presentato alla Procura di Roma. All’interno del M5S c’è chi lo sa già e attende preoccupato l’esito di una vicenda che non è stata ancora completamente chiarita e che riporta alla Asl di Civitavecchia da cui per ben due volte il neo-sindaco di Roma ha ricevuto il mandato, retribuito, per il recupero crediti.
 Raggi viene chiamata in quanto avvocato. Il primo incarico arriva nel 2012, per 8 mila euro. Il secondo, nel 2014, pagato 5 mila euro. Peccato però che di questo non vi sia traccia. Del primo dichiara solo i 1.800 euro ricevuti, ma nel 2015. Del secondo invece non certifica nulla. Omette completamente di dichiararlo. Così facendo Raggi avrebbe violato l’articolo 14 della legge sulla trasparenza nella pubblica amministrazione che regola i comportamenti di chi ha incarichi politici e amministrativi ed è tenuto a riferire, tramite autocertificazione, «i dati relativi all’assunzione di altre cariche, presso enti pubblici o privati, e i relativi compensi a qualsiasi titolo corrisposti». La vicenda deflagra a metà giugno, alla fine del ballottaggio che la vede contrapposta a Roberto Giachetti, poche ore prima che Roma la incoronasse sua regina. Civitavecchia, va ricordato, è uno dei Comuni guidati da un sindaco del Movimento 5 Stelle dal giugno 2014. È nel luglio di quell’anno che l’avvocato Raggi, consigliera comunale pentastellata eletta a Roma nel 2013, riceve il secondo mandato per recuperare 400 mila euro vantati dall’Asl Rm4. E chi, tra gli altri, è a firmare per lei? La funzionaria Gigliola Tassarotti, madre di un’altra grillina, la deputata Marta Grande. Di Civitavecchia. Raggi si difende, spiega di non aver mai ricevuto i compensi dall’azienda sanitaria locale. La legge, in un altro passaggio, però parla chiaro. E parla di «altri eventuali incarichi con oneri a carico della finanza pubblica e l’indicazione dei compensi spettanti». Compensi spettanti, non corrisposti. Qualche giorno dopo, nel pieno dei festeggiamenti per la vittoria, la Procura di Roma apre un fascicolo dopo l’esposto presentato da tale Associazione nazionale Libertà e Progresso, considerata vicina al Pd. Il fascicolo è un atto dovuto, spiegano i magistrati, senza indagati e senza ipotesi di reato. Ma è solo la prima scossa. La successiva, che in molti sanno arriverà, è firmata dall’Autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone chiamata a vigilare su eventuali violazioni delle norme sulla trasparenza. L’Anac prova a fare chiarezza con un’indagine. Infine, spedisce un’altra segnalazione in Procura. Questa volta però il peso è totalmente diverso. Perché potrebbe prefigurare la formulazione di un’accusa precisa: la sindaca di Roma rischia un’indagine per falso ideologico in atto pubblico. La pena arriva fino a sei anni di carcere. Saranno i magistrati a stabilire se le dimenticanze di Raggi siano un reato o meno, e a trasformare le paure del Movimento nell’incubo già vissuto ampiamente per Quarto. Un piccolo comune che non ha le dimensioni e il significato politico di Roma. 
Nello stesso tempo però potrebbe anche verificarsi un piccolo cortocircuito, qualora venisse confermata la violazione delle normative in materia di trasparenza. Il sindaco Raggi potrebbe far pagare una multa all’ex consigliera comunale Raggi: perché è compito dell’amministrazione sanzionare chi ha rilasciato il falso o omesso qualcosa. Ed è lei oggi a sedere sulla sedia più alta del Campidoglio.